C’era una volta la congrua

L’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Rieti compie un quarto di secolo e in questo periodo è stato chiamato a dare un nuovo apporto alla Chiesa reatina sotto l’impulso delle riforme concordatarie e delle successive e necessarie trasformazioni legislative.

Per l’occasione l’Istituto organizza, per mercoledì 16 novembre un Convegno, che si terrà all’Auditorium Varrone, al quale prenderanno parte i responsbili dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero oltre a quelli del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa.

Sarà anche l’occasione per presentare il libro “C’era una volta la congrua” che vuole cercare di dare risposte a tutti coloro che si pongono domande sulla struttura economica e amministrativa della Chiesa cattolica.

Il libro attraverso un profilo storico analizza il sostentamento del clero prendendo le mosse dal sostentamento della comunità formata da Gesù e dai suoi dodici fino a giungere, attraverso i vari secoli, alla revisione del sistema beneficiale-congruale del 1984 che ha avuto nell’Istituto Diocesano l’indiscusso protagonista del nuovo sistema che ha rimodellato la vita “economica” dei nostri chierici.

Lo smantellamento del vetusto beneficio ecclesiastico, che si sviluppò come istituto nell’alto Medioevo, ha consentito una diversa e più razionale sistemazione giuridica nell’ambito della legislazione italiana e degli enti ecclesiastici, in particolare delle Diocesi e delle parrocchie ed ha previsto il coinvolgimento personale dei singoli fedeli e delle singole comunità.

Il libro presenta, in dettaglio, la riforma evidenzandone tutti i “meccanismi” e analizza, da ultimo, le tante opere che la Diocesi può realizzare – e ha realizzato – sul suo territorio attraverso i fondi dell’otto per mille destinati alla Diocesi stessa dalla C.E.I.

Incontriamo Don Benedetto Falcetti, in qualità di presidente dell’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero, per i venticinque anni di vita dell’ente.

Don Benedetto, il tuo ingresso alla presidenza dell’Istituto coincide con il suo 25° anno di attività…

Sì, e ne sono felice. Celebriamo questo importante traguardo della fondazione dell’Istituto, ma non solo questo. L’occasione serve anche per rilanciare la nostra attività e guardare al futuro della Chiesa locale.

Cosa vuoi dire?

Dopo un quarto di secolo è venuto il tempo di rimettere a fuoco le finalità dell’Istituto, la sua dimensione sociale e storica. L’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero ha tra i suoi scopi di fornire un adeguato sostegno ai ministri di culto attivi nella diocesi. Inoltre garantisce la dignità dei sacerdoti che non sono più in servizio perché troppo anziani. È un impegno in cui l’Istituto si affianca all’8×1000, alle offerte deducibili e le integrazioni che vengono dalle parrocchie grazie alla gestione dei beni della Chiesa esclusi dalla finalità pastorale.

Non ci si riflette mai abbastanza, ma la Chiesa ha una infinità di oneri da sostenere. L’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero in questo senso ha una importanza vitale…

Sì, ma ha anche una importanza sociale. Talvolta si fatica a riconoscerlo, ma l’uso attento che la Chiesa fa dei propri beni è anche la via attraverso cui si rende possibile la loro conservazione. Lo dico in senso letterale: è qualcosa che vale per il patrimonio ambientale dei terreni e dei boschi, che non vengono abbandonati, ma curati, come per quello edilizio. Il lavoro che l’Istituto Sostentamento del Clero fa per mettere a reddito il suo patrimonio torna a vantaggio della dimensione collettiva più spesso di quanto si pensi. Non è raro che i beni disponibili all’Istituto contengano – o siano essi stessi – opere di pregio o di sicuro carattere storico. Ci sono casi in cui la loro valorizzazione si traduce in immediata tutela. Non solo l’Istituto è consapevole di questa situazione, ma tiene sempre presente questa prospettiva quando opera le sue scelte.

Uno sforzo che non sempre è riconosciuto.

Per questo, guardando al futuro, occorre sviluppare la consapevolezza e rendere comprensibile il ruolo dell’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero. Rispetto al patrimonio della Chiesa se ne sentono di cotte e di crude, e nella società c’è, è inutile nasconderselo, una galassia di luoghi comuni attorno alla Chiesa e alla sua “ricchezza”. Nascono in gran parte dal disconoscimento dei problemi pratici che occorre affrontare perché la Chiesa possa stare nel mondo, ma anche da posizioni strettamente ideologiche. Quello che ci proponiamo, allora, è che il funzionamento e il ruolo dell’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero venga meglio conosciuto da tutti: ministri di culto, cattolici e anche non cattolici.

Come pensate di avvicinarvi a questa comunione di prospettive?

Occorre innanzitutto aprirsi a spazi di confronto e dare la possibilità a tutti di capire i meccanismi dell’ente. Conoscenza e trasparenza sono la garanzia dell’opportunità delle scelte in ogni settore. Gli strumenti per far comprendere la natura dell’Istituto sono tanti: il convegno del venticinquennale è solo un esempio. E poi ci sono i media come il giornale diocesano, che con la sua molteplicità di canali permette di raggiungere un numero ampio di persone, anche oltre il ristretto universo dei fedeli. In generale, tutto ciò che rende possibile una maggiore apertura è benvenuto, perché permette di scavalcare tanti luoghi comuni e fraintendimenti.