Cultura

Belli con l’anima, i ritratti di Giovanni Gastel

Ucciso dal Covid, Giovanni Gastel aveva 65 anni: è stato uno dei principali fotografi italiani, ha sviluppato campagne pubblicitarie per le più prestigiose case di moda italiane

«Scriveva Eugenio Montale che gli dei ancora appaiono agli uomini non palesemente ma nel nero fotogramma che si crea nella vista quando giriamo di scatto lo sguardo. Ecco, in quel buio si svela tutto l’universo della divinità che non sappiamo più vedere, abituati ad accettare passivamente ciò che sfila davanti ai nostri occhi». C’è qualcosa di mistico e poetico nella capacità di Giovanni Gastel di cogliere quell’attimo in cui il suo soggetto svela pienamente la sua «anima», il suo essere più intimo e autentico, mentre gira «di scatto lo sguardo».

Così anche le star più iconiche diventano uomini comuni e i più comuni delle star. Sono semplicemente “People”. Persone. Modelle, attrici, artisti, vip, cantanti, musicisti, politici, giornalisti, designer, cuochi ma anche operatori del settore, amici, familiari. Sono i volti di The people I Like, il volume (Skira, pagine 208, euro 45,00) che il celebre fotografo – 64 anni, nipote di Luchino Visconti – ha raccolto dopo un’accurata e difficile selezione scorrendo le immagini e gli incontri di ormai quarant’anni di carriera. Un “labirinto” nella memoria che si potrà – emergenza Covid permettendo – percorrere anche fisicamente nella mostra al Maxxi di Roma – al momento chiusa, ma prorogata fino al 3 gennaio. «Le persone che mi piacciono». Senza orpelli e differenze, decontestualizzati.

Puri nell’essenza del loro sguardo. Da Barack Obama a Marco Pannella, da Germano Celant (a cui dedica il libro) a Ettore Sottsass, da Bebe Vio a Luciana Littizzetto, da Monica Bellucci a Miriam Leone, da Pino Daniele a Jovanotti, da Mimmo Paladino ad Arnaldo Pomodoro e poi i suoi amici e colleghi fotografi, come Ferdinando Scianna, Mimmo Jodice o Franco Fontana. Ma anche tanti volti della sua vita, della famiglia, collaboratori. Volti, anime senza date e senza tempo.

«Raccontano il mio mondo – dice Gastel –. Sono le persone che mi hanno trasmesso qualcosa, insegnato, toccato l’anima… e per me questo non dipende dalla loro origine, estrazione sociale, gruppo di appartenenza o altro. L’anima è qualcosa di unico, indipendente e, come tale, non segue nessuno schema predefinito, come il cuore».

Dopo la sua biografia Un eterno istante (Electa Mondadori) e il monumentale volume Giovanni Gastel (Silvana editoriale) a cura di Germano Celant in occasione della mostra antologica a Palazzo della Ragione a Milano, nel 2016, sulla lunga e articolata carriera dell’artista, in tutte le sue forme e nei molteplici interessi e campi di espressione, ecco i ritratti, le persone che ha incontrato. Ritrarre è per Gastel molto di più del semplice atto di fotografare. Nel momento in cui il flash di Gastel “spara”, quell’incontro in qualche modo diventa infinito.

«Fotografare è una necessità e non un lavoro. Rendere eterno un “incontro” tra due anime, mi incanta e mi fa sentire parte di un tutto». Un ritratto – evidenzia Uberto Frigerio nel testo di introduzione – rappresenta «l’incontro e la sintesi di due immaginari, o di quattro», riprendendo quanto scrive Roland Barthes in La camera chiara: «Quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte». Giovanni Gastel d’altra parte non nasconde questa molteplicità di visioni e alla persona che sta per fotografare dice sempre «una frase che spiega come intendo il ritratto: “Io non sono uno specchio, io sono un filtro. Il ritratto che io farò di te sei tu, che vieni filtrata da quello che sono io (le mie paure, le mie gioie, le mie solitudini, le mie poesie) e poi uscirai sotto forme di interpretazione di te. Io do la mia lettura… che non è la lettura assoluta. Io filtro attraverso tutto quello che ho letto, visto, studiato e ti restituisco”». E così facendo, viene fuori l’anima delle persone. People. The people I like. Barack Obama come tutti i volti che ha incontrato. Una foto e 635 parole.

da avvenire.it