Batterio killer?

Spesso, il giornalismo moderno utilizza titoli o definizioni d’effetto al fine di stupire ed impressionare il lettore, con la conseguenza però, di generare confusione se non addirittura errate considerazioni.

Così come nel caso della morte di un alpinista la montagna diventa “assassina”, la recente diffusione di un batterio lo ha reso un “killer”. Tale modo di dare una notizia rischia di incentrare tutto sul sensazionalismo e di non fornire effettivamente informazioni corrette che possono aiutare prima di tutto ad evitare il panico e poi a combattere l’eventuale diffusione di una problematica.

Escherichia Coli, comunemente conosciuto come E. Coli, è la specie più nota del genere Escherichia, poichè è fra i principali batteri che vivono nella parte inferiore dell’intestino di animali a sangue caldo come uccelli e mammiferi, uomo compreso. Il nome deriva dal suo scopritore, il tedesco-austriaco Theodor Escheric. Dopo pochi giorni dalla nascita l’intestino umano si riempie di questo batterio che diventa fondamentale per il processo digestivo del bambino e dell’adulto.

Ci sono però diversi ceppi di E. Coli, alcuni dei quali in grado di provocare molti danni nell’uomo, anche mortali: le aree maggiormente interessate da un’infezione di questo tipo sono le vie urinarie, le meningi, i polmoni e l’appendice. Anche nel tratto intestinale stesso però, una variante dell’E. Coli può portare seri problemi, con vere e proprie patologie intestinali essendone l’agente eziologico.

Nei batteri la variabilità genetica può, ad esempio, rendere un ceppo resistente ad un determinato antibiotico, oppure, come nel caso della Germania, l’E. Coli, variante chiamata Shiga toxin-producing Escherichia Coli, è in grado di produrre una tossina, la Shiga, che attacca le mucose dell’intestino causando dissenteria, con conseguente diarrea, disidratazione e sangue nelle feci.

La trasmissione dell’infezione avviene consumando cibi contaminati: carne macinata poco cotta, latte non pastorizzato, vegetali, insaccati stagionati, formaggi da latte crudo, succo di mela, o bevendo acqua che contenga il batterio, oppure attraverso il contatto con le feci degli animali infetti. Tuttavia, è possibile che l’infezione si trasmetta anche da persona a persona, ma solo in situazioni di stretto contatto e dove le condizioni igienico-sanitarie sono più critiche, come in ospedali o case di cura.

Come al solito, con un pò di buon senso ed alcune piccole regole, è possibile ridurre al minimo i rischi di contaminazione. È necessario lavarsi accuratamente le mani prima e dopo aver manipolato i cibi, soprattutto se si tratta di carne cruda. È altrettanto importante lavare bene frutta e verdura, soprattutto se non vengono cotte o sbucciate, cuocere la carne, consumare latte pastorizzato e formaggi fatti con latte termizzato poichè il trattamento ad alte temperature uccide il batterio.