È Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Ue, la figura più rappresentativa del collegio Juncker, a fornire la lettura politica del Programma europeo per le migrazioni. Un piano fondato sul realismo ma consapevole dei valori comuni e che tenga aperte le frontiere a un’immigrazione regolare e controllata, di cui l’Europa ingrigita e “nonna” ha bisogno.
Non voltare lo sguardo da un’altra parte; assumersi le proprie responsabilità, secondo un ponderato criterio di solidarietà; non fare regali ai populisti, che costruiscono anche sulla pelle dei migranti le loro fortune elettorali. È Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Ue, la figura più rappresentativa del collegio Juncker, a fornire la lettura politica del Programma europeo per le migrazioni presentato oggi a Bruxelles. L’esperto politico olandese lascia che siano altri ad addentrarsi nel merito delle proposte della Commissione, che ora passano al vaglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea. Così l’Alto rappresentante Federica Mogherini e il responsabile delle migrazioni Dimitris Avramopoulos puntualizzano la differenza tra “ricollocamento” e “reinsediamento”; entrano nel merito delle iniziative decise a breve e a lungo termine; spiegano quanti soldi saranno investiti.
In pratica verranno triplicati fondi e mezzi per Frontex, Triton e Poseidon, e ampliato il raggio d’azione per le azioni di salvataggio; nel biennio 2015-16 la Commissione ha stanziato oggi stesso 89 milioni di euro. Il “ricollocamento” riguarderà rifugiati già presenti nell’Ue e si baserà su 4 criteri per stabilire le “quote” di ripartizione nazionali: popolazione complessiva del Paese, Pil, disoccupazione, rifugiati già ospitati (all’Italia è assegnata la terza quota, dopo Germania e Francia, pari all’11,84%). Altra cosa il “reinsediamento”, programma volontario di accoglienza di profughi per i quali è già accertato il diritto alla protezione internazionale e che sono attualmente collocati in campi nei Paesi terzi: l’Ue ne intende accogliere 20mila, per i quali sono stati stanziati 50 milioni per il biennio in corso (in Italia ne arriveranno il 9,94, ossia meno di 2mila). L’agenda della Commissione prevede poi altri capitoli, fra cui quello dell’operazione navale contro i trafficanti di esseri umani e le loro imbarcazioni, per il quale Mogherini ha chiesto il mandato dell’Onu.
Timmermans, dunque, preferisce andare al cuore del problema. Anzitutto: “Quello che presentiamo è un piano globale”, inteso a “far cessare l’ecatombe” che avviene alle porte meridionali del Vecchio continente, e a “fornire risposte a un problema che non scomparirà solo perché decidiamo di ignorarlo”. Le migrazioni di massa hanno origini remote, storicamente e geograficamente lontane dall’Ue, ma di fatto disperati e poveri di ogni parte dell’Africa e dell’Asia si riversano in Europa: dunque occorre agire. Non esistono altre risposte che non siano concrete e operative. E un’“Europa dei valori”, con antichissime tradizioni di civiltà, cultura, democrazia e tutela dei diritti, non può permettersi semplicemente di affermare: respingiamoli in mare. A Londra il messaggio sarà arrivato chiaro e netto.
Timmermans prosegue, sereno e fermo, come di consueto: “Quelle avanzate oggi sono proposte ambiziose. Susciteranno critiche. Ma tutti dicono che l’Europa deve fare qualcosa di fronte ai flussi migratori”, per evitare che il Mediterraneo sia un “cimitero”, e poi, quando arrivano strategie complessive, percorribili, “nel segno della responsabilità”, troppi “si tirano indietro”. Questo secondo messaggio passa ancora dal Regno Unito, approda in Irlanda, Danimarca, Repubblica ceca, Slovacchia. E non solo. Si indirizza verso quei governi che dimenticano che il criterio della solidarietà (e delle responsabilità condivise) vale come pilastro di tutto il processo di integrazione comunitaria: quando c’è da distribuire fondi strutturali, oppure si deve andare in aiuto delle regioni economicamente svantaggiate o colpite da calamità naturale, quando è necessario agire per rafforzare il mercato unico, per raggiungere nuovi traguardi della ricerca, per proteggere i consumatori o la salute dei cittadini o l’ambiente… La “comunità” europea si costruisce con piccoli passi convergenti, non con dei balzi all’indietro.
Quindi la terza osservazione. “Non possiamo né vogliamo fare altri regali ai populisti”, dichiara Timmermans. “Le azioni che stiamo decidendo, il sistema che vogliamo avviare devono funzionare al meglio”: per salvare vite umane, per aiutare i Paesi più esposti a reggere le ondate migratorie, per contrastare la tratta di esseri umani da parte degli scafisti e della criminalità organizzata, per aiutare i Paesi di origine e di transito a reggere all’emergenza ma anche a svilupparsi sul piano economico e sociale, mediante la cooperazione allo sviluppo, così da affrontare alla radice il fenomeno migratorio. Un piano – nelle intenzioni del vicepresidente della Commissione – che tenga aperte le frontiere a un’immigrazione regolare e controllata, di cui l’Europa ingrigita e “nonna” ha bisogno.
Potrebbe fermarsi qui Timmermans. Ma, sollecitato dalle domande dei giornalisti presenti al Palazzo Berlaymont, sede dell’Esecutivo a Bruxelles, aggiunge: “La tragica perdita di vite umane nel Mediterraneo ha sconvolto tutti gli europei. I nostri cittadini si aspettano che gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue agiscano per impedire il ripetersi di simili tragedie”. L’agenda della Commissione (che ha immediatamente ottenuto il sostegno della Comece, Commissione degli episcopati della Comunità europea) è una proposta – afferma Timmermans – che rispecchia “i comuni valori europei e dà una risposta ai timori che nutrono i cittadini sia dinanzi a una sofferenza umana inaccettabile che rispetto all’applicazione inadeguata delle nostre norme comuni in materia di asilo”. Infine torna sulla solidarietà, “sempre espressa a parole dagli Stati membri: ma ora è il momento di dimostrarla con i fatti”. Un’Europa tra valori e realismo – quella di Timmermans – che nel caso delle migrazioni appare la più utile e praticabile.