Azione Cattolica

Azione Cattolica, un momento di preghiera prima del centenario

Un intenso momento di preghiera domenica scorsa ha radunato i soci dell’Azione Cattolica reatina nella basilica di Sant’Agostino: un avvio dello speciale anno con cui festeggiare, nel 2021, il centenario di presenza in diocesi

Farsi mediatori, consolatori presso il popolo. Essere profeti non di sventura ma di speranza. Dare luce nel buio che viviamo. Il brano del profeta Isaia, ripreso dalla liturgia della seconda domenica di Avvento, offre all’assistente unitario don Zdenek Kopriva lo spunto per una riflessione che sintetizzi lo spirito del momento vissuto dall’AC diocesana in vista della festa dell’adesione dell’otto dicembre: cogliere, nel particolare momento che si sta vivendo, e che limita fortemente le classiche attività dei percorsi associativi, l’occasione per ribadire il proprio impegno: vivere con gioia la propria appartenenza alla Chiesa sentendosi a servizio dell’umanità che si incontra.

Sono questi i sentimenti che animano l’intenso momento di preghiera che, domenica pomeriggio, ha radunato i soci dell’Azione Cattolica reatina nella basilica di Sant’Agostino. Una delle parrocchie in cui l’associazione è presente, “ereditata” da quella Sant’Eusanio (dal 1987 fusa nello stesso territorio parrocchiale della chiesa di piazza Mazzini) che costituisce un punto di riferimento storico per l’AC locale: tradizionalmente si considera il gruppo di Gioventù femminile nato a Sant’Eusanio nel luglio 1921 il primo nucleo dell’Azione Cattolica a Rieti, e questo incontro vuol essere proprio l’avvio dello speciale anno con cui festeggiare, nel 2021, il centenario di presenza in diocesi.

Ma la storia riserva sorprese, e se la memoria non andava più indietro di tale data nell’attestare presenze di AC, sembrava strano che l’associazione fondata da Fani e Acquaderni sin dal 1869 non avesse mai messo radici a Rieti fino agli anni Venti del Novecento. E infatti, indagando più a fondo fra le carte dell’archivio storico nazionale, ecco emergere un documento che dimostra l’esistenza di circoli della Giac (la gioventù maschile dell’AC) già alla vigilia della Grande Guerra. Ciò non toglie l’importanza di quello che da anni viene festeggiato dall’Azione Cattolica reatina come proprio “compleanno” ogni 13 di luglio e che nel 2021 segnerà il centenario, come ha detto la presidente diocesana, Fausta Tasselli, nel presentare, alla fine dell’incontro, uno scritto di Armida Barelli, poi distribuito a tutti i partecipanti.

Nel richiamo alla figura della dinamica donna cattolica, stretta collaboratrice di padre Gemelli, fondatrice della GF, si vuol manifestare la memoria grata verso quelle giovani donne che nel 1921, sotto la guida del parroco di Sant’Eusanio don Silvio Romano, formarono a Rieti il primo circolo femminile di AC, che venne intitolato alla martire sant’Agnese: anche ora che è emerso che altre presenze dell’associazione erano già germogliate in diocesi negli anni precedenti, «rimane immutata la commossa riconoscenza verso coloro che in questi 100 anni hanno scommesso e intuito la forza dell’impegno laicale nella diffusione del Vangelo», ha detto Fausta, la quale ha ribadito: «Crediamo che il modo migliore per ringraziare le generazioni di aderenti che da più di 100 anni hanno sostenuto l’associazione sia quello di continuare il cammino, consolidare il presente guardando al futuro con la stessa speranza e lo stesso affidamento al Signore che l’associazione ha sempre manifestato».

Con la preghiera a Maria, ripresa dalle parole di papa Francesco (così come un altro suo testo di meditazione letto in precedenza sul sentirsi chiamati a vivere questo momento di prova come un “tempo di scelta”), la presidente ha affidato alle mani materne dell’Immacolata – nella cui festa, nelle parrocchie in cui è presente, i soci celebreranno martedì il tesseramento – il cammino dell’associazione al termine di questa veglia, scandita da tre momenti che ruotavano attorno a tre verbi: “ripartire”, “esplorare”, “scegliere”.

Tre atteggiamenti da maturare, come tre sono le sfide che il vescovo Domenico ha voluto lasciare all’Azione Cattolica, nel messaggio letto dal parroco della chiesa ospitante don Marco all’inizio della celebrazione: in questo momento difficile, ha ricordato monsignor Pompili, sono almeno tre, infatti, le emergenze che, in conseguenza della pandemia, sono da affrontare: «la catastrofe educativa» che chiede all’AC uno sforzo maggiore per una «proposta di educazione, adeguata per le diverse fasce di età» inventando anche «nuove forme di incontro»; poi «la crisi economica», rispetto alla quale l’associazione «non può guardare altrove e anzi potrebbe – soprattutto con qualche giovane e qualche adulto responsabili e svegli – realizzare un percorso di formazione sociale e politica» in modo che «la dimensione sociale della fede» aiuti a «riscoprire la fraternità nel concreto e non in astratto»; e poi anche la «crisi ecclesiale» che si sta esprimendo nel rischio di rarefare la partecipazione e favorire una fede individualistica, mentre l’Azione Cattolica è chiamata a essere, scrive il vescovo, «l’antidoto ad una visione privata della fede, perché incoraggia a vivere sempre in forme pubbliche l’esperienza cristiana»