Anziani: i diritti non invecchiano

Oggi in Europa gli anziani sono il 20% della popolazione

Garantire condizioni di dignità e sicurezza, assieme all’accesso ai servizi sociali. Sostenere le famiglie nelle cure e sviluppare ricerche comparative. Sono solo alcune delle priorità stabilite nel “Rapporto sull’invecchiamento nel XXI secolo. Un traguardo e una sfida”, realizzato con le interviste di 1.300 anziani di 36 Paesi europei, pubblicato dal Fondo delle Nazioni unite per la popolazione con HelpAge International e presentato il 7 gennaio alla Comunità di Sant’Egidio di Roma.

Da beneficiari a protagonisti.

Tra i punti fissati per “massimizzare le opportunità delle popolazioni anziane”, c’è l’integrazione dell’invecchiamento in tutte le politiche di genere: gli anziani non sono un gruppo omogeneo al quale applicare politiche “taglia unica”, perché le donne sono più vulnerabili nell’accesso al lavoro e alle cure mediche, più esposte ai maltrattamenti, al non riconoscimento del diritto alla proprietà e all’eredità, mentre gli uomini maggiormente sensibili “ai raggiri, soprattutto sul piano finanziario”. E, ancora, occorre “migliorare la comprensione del problema”, rafforzando le capacità nazionali e locali, “investire nelle giovani generazioni”, “promuovere il lavoro flessibile, l’apprendimento lungo tutta la vita e l’aggiornamento professionale per facilitare l’integrazione nel mercato del lavoro degli anziani di oggi”. Si aggiungono alle priorità definite “l’inclusione dell’invecchiamento in tutti i programmi di sviluppo”, negli “interventi umanitari” e, infine, “un cambiamento di mentalità” e “atteggiamenti sociali nei riguardi delle persone anziane”, affinché “da beneficiari dello stato sociale possano trasformarsi in cittadini attivi e partecipi”.

Un mondo in movimento.

La “longevità è uno dei successi più grandi dell’umanità, crea sfide economiche per l’individuo e la famiglia”, ha esordito Jomo Kwame Sundaram, vicedirettore del Dipartimento di sviluppo economico e sociale dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, esprimendo “preoccupazione” a proposito della “capacità della società di assorbire questo fenomeno”. In Europa gli anziani sono oggi “più del 20% della popolazione” ma “in qualche decennio diventeranno il 30%”. Il “mondo degli anziani – ha proseguito Sundaram – è in movimento, e desidera far sentire la sua voce”. Se tra gli obiettivi della Fao c’è “la riduzione della povertà, soprattutto quella rurale”, in quest’ottica “l’invecchiamento è una componente-chiave a livello demografico”, ma anche “un’opportunità” per “il bagaglio di conoscenza ed esperienza tradizionale” di cui le persone anziane sono portatrici.

Solo uno su cinque.

Sessant’anni fa gli anziani erano 205 milioni, nel 2012 quasi 810 milioni. Se attualmente solo in Giappone sono più del 30% del totale, entro il 2050 altri 64 Paesi raggiungeranno queste percentuali. Ma queste trasformazioni sono già in atto: “Dal 2000 ci sono più anziani che bambini, e nel 2050 ci saranno più anziani che ragazzi sotto i 15 anni. Non si tratta solo di un fenomeno riguardante i Paesi più ricchi, ma interessa in modo ancor più rapido gli anziani nei Paesi in via di sviluppo”, ha spiegato Silvia Stefanoni, vicedirettrice di Help Age International. Dalla prima relazione globale sulla popolazione avanti con gli anni emerge che “solo un anziano su cinque ha accesso alle pensioni”, e “sono cresciute le malattie non infettive che prevedono costi di cura troppo elevati: così il 75% degli anziani in Sud Africa ha la pressione alta ma solo l’8% viene curato”. Così, se “il 34% degli intervistati” trova “difficile l’accesso ai servizi sanitari”, il 43% teme persino di subire violenze fisiche. Dall’indagine risulta inoltre che “il 47% degli uomini e il 24% delle donne continua a lavorare anche in età avanzata”, e che in Cina, nel 2022, l’età media degli agricoltori graviterà sui sessant’anni.

Diventare un valore aggiunto.

E “anche se le leggi ci sono”, ha aggiunto Stefanoni, perché effettivamente “57 Paesi hanno approvato piani e politiche sull’invecchiamento, 11 hanno incluso gli anziani nella Costituzione e 17 hanno sviluppato una legislazione specifica per gli anziani”, i fondi per l’implementazione rimangono limitati. Occorre, ha concluso, “investire ora sugli anziani e nei servizi della salute. Capire come lavorare con loro e sviluppare una convenzione internazionale per i loro diritti”. Sul bisogno di una “nuova cultura sull’anzianità”, ha insistito Chiara Mancinelli, delegata del consigliere del ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi: “In Italia – ha sottolineato – il 77 % delle pensioni è sotto mille euro. Occorre promuovere la cultura dell’invecchiamento attivo” come un “percorso d’inserimento partecipe” delle persone anziane nella realtà sociale, per la quale “possono davvero essere un valore aggiunto”.