«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo»

«Il discepolo di Cristo non è mai un osservatore passivo ed indifferente di fronte agli eventi». La precedente citazione è tratta dal messaggio preparatorio, del 24 novembre 1991, indirizzato ai giovani da san Giovanni Paolo II, in preparazione della GMG del 1992. Tra i tanti e importanti passaggi che in esso si leggono, questa breve riflessione ben sintetizza il senso dell’intero documento, un tema preannunciato dal riferimento evangelico di Mc 16,25.

L’amore non lascia mai indifferenti, si ribella alla passività e all’apatia, è una forza inesauribile che spinge l’uomo nelle imprese più temerarie, ad affrontare con coraggio e fermezza le situazioni più disperate. L’amore ha un nome, Gesù, il figlio di Dio, una volta conosciuto trasforma l’esistenza dell’uomo, spingendolo alla conquista delle vette più alte dello spirito e a praticare le virtù, comunicando agli altri la gioia trovata.

Un messaggio forte che il Papa rivolse al cuore dei giovani, sottolineando proprio l’importanza della missionarietà attiva e convinta: «Neanche voi dovete tacere! Esistono luoghi e situazioni in cui solo voi potete portare il seme della Parola di Dio. Non abbiate paura di proporre Cristo a chi non lo conosce ancora. Cristo è la vera risposta, la più completa a tutte le domande che riguardano l’uomo e il suo destino. Senza di lui l’uomo rimane un enigma senza soluzione».

Una volta incontrato l’amore, se è vero amore, non si può che donare, donandolo si testimonia, testimoniandolo rafforza se stesso e quindi la fede. Il santo Papa invitò quindi i giovani a riflettere sull’importanza della missione, della necessità di diffondere il vangelo, pronti a rispondere alla chiamata di Dio: «C’è bisogno di tanti sacerdoti, di maestri ed educatori nella fede, ma c’è anche bisogno di giovani animati dallo spirito missionario, poiché sono i giovani che debbono diventare primi e immediati apostoli dei giovani (…) cari giovani, non spetta soltanto ai sacerdoti o ai religiosi, ma anche a voi. Dovete avere il coraggio di parlare di Cristo nelle vostre famiglie, nel vostro ambiente di studio, di lavoro o di ricreazione».

I giovani per i giovani, ecco il mandato che il grande Papa polacco consegnò ai partecipanti alla GMG del 1992, indicando essi stessi come “terra di missione”. Annunciare Cristo significa soprattutto esserne testimoni con la vita, superando la riduttiva idea che la fede sia un fatto esclusivamente privato, infatti con il battesimo, abbiamo iniziato un cammino all’interno di una comunità nella quale manifestare la presenza visibile di Cristo, «attraverso l’impegno quotidiano e la coerenza con il Vangelo in ogni scelta concreta. Oggi il mondo ha bisogno innanzi tutto di testimoni credibili».

Ecco quindi la domanda cruciale che il Papa fece ai giovani e che la Chiesa continua a proporre loro: «Voi, cari giovani, che tanto amate l’autenticità nelle persone e che quasi istintivamente condannate ogni tipo di ipocrisia, siete disposti ad offrire al Cristo una testimonianza limpida e sincera?». I giovani credenti, innamorati di Gesù, non possono non sentirsi responsabili della trasformazione della realtà sociale, politica, economica e culturale.

«Il mondo di oggi lancia molte sfide al vostro impegno ecclesiale. In particolare, il crollo del sistema marxista nei paesi dell’Europa Centro-orientale e la conseguente apertura di numerosi paesi all’annuncio di Cristo costituiscono un nuovo segno dei tempi, a cui la Chiesa è chiamata a dare una risposta adeguata. Allo stesso modo la Chiesa cerca le vie per superare le barriere di varia natura che permangono in molti altri paesi. Sono indispensabili lo slancio e l’entusiasmo che proprio voi, carissimi giovani, potete offrire alla Chiesa».