Giovani

Alcol tra i giovani: dati preoccupanti

Il consumo di alcol tra gli adolescenti in Italia raggiunge livelli critici. Cresce il fenomeno del binge drinking, con effetti devastanti sulla salute, soprattutto tra le ragazze. Urge un cambiamento culturale e un'educazione alla responsabilità. Il tema nello sguardo di una studentessa di Rieti

Negli ultimi anni, il rapporto tra giovani e alcol ha assunto connotazioni sempre più preoccupanti. L’Italia è un paese con un ricco patrimonio enogastronomico che stimola il consumo di vino, birra e liquori di qualità, sinonimo anche di socialità, di bere in compagnia. Per questo è importante non fraintendere la giusta assunzione di essi.

Il consumo di alcolici tra i giovani è un comportamento sempre più frequente e lo slogan “bere responsabilmente” purtroppo non trova riscontro in età adolescenziale, a differenza degli adulti, in grado di non sottovalutarne i rischi e mantenere un equilibrio nell’assunzione.

A scattare una fotografia periodica sui numeri dei consumatori è l’Ona (Organizzazione Nazionale Alcol). Secondo i dati riportati nel 2023, circa 1.370.000 persone tra 11 e 25 anni, di cui 620.000 minorenni, hanno bevuto alcolici secondo modalità a rischio che richiedono un intervento. Non trascurabili sono i 3,5 milioni di binge drinker (l’abbuffata alcolica), la quale consiste nel bere grandi quantità di alcolici in poche ore.

Bisogna evidenziare che soprattutto gli adolescenti si trovano in una fase della loro vita dove per essere integrati nel gruppo e nella società, iniziano a fare uso di bevande alcoliche. Alla base di questi comportamenti ci sono la ricerca di accettazione sociale, il desiderio di emulare il comportamento degli adulti e la necessità di sfuggire allo stress del quotidiano o semplicemente per curiosità.

Tra tutte, le donne rappresentano la fascia più vulnerabile. Dagli anni ‘80 si sono introdotti vizi in precedenza considerati quasi esclusivi agli uomini e sto parlando proprio dell’abitudine di bere. Un tema legato anche a stati fisiologici unici all’organismo femminile (gravidanza e allattamento).

Non è infrequente, che soprattutto le donne abusino di sostanze alcoliche, e ne deriva che le stesse siano esposte a violenze psicologiche, relazionali e sessuali, poiché agendo sul sistema nervoso l’alcol inibisce la razionalità, facendo perdere loro il controllo. Infatti, rispetto all’uomo, la donna ha una massa e quantità d’acqua corporee minori e una ridotta produzione da parte del fegato di enzimi in grado di metabolizzare l’alcol. Per questi motivi, a parità d’assunzione i livelli di alcolemia sono maggiori per la donna. La donna che abusa di alcol ha più probabilità di sviluppare il tumore alla mammella, può riscontrare infertilita, menopausa precoce, infine irregolarità nel ciclo a causa dell’inibizione della produzione di ormoni. È crescente l’esposizione al rischio da parte delle donne giovanissime, quanto per le anziane.

Il mezzo principale per la prevenzione è la corretta informazione e divulgazione delle dosi salubri da introdurre: una unità alcolica giornaliera, da eliminare completamente dalla gestante e nutrice. In gravidanza, il consumo di alcol rappresenta la prima causa di disabilità evitabile nel nascituro. La sostanza attraversa la placenta e viene assimilata dal feto in concentrazione simile alla mamma. Non essendo metabolizzato, l’alcol può creare danni al livello del sistema nervoso – ritardo mentale e dell’attenzione – e dei tessuti, causando malformazioni somatiche. Nel caso dell’allattamento, è da rimuovere l’etanolo poiché passa al latte, rendendo l’alimento sgradevole al sapore e all’odore.

A mio parere gustare un calice di buon vino è un piacere. Il problema si verifica quando la quantità non è più ridotta perche non si tratta di sostanze utili al corpo. Data l’estrema facilità nell’uso dell’alcol non posso che essere preoccupata soprattutto per l’indifferenza con cui questo problema viene trattato. Trovo necessario un cambiamento culturale che smetta di glorificare l’alcol come simbolo di divertimento e appartenenza. I giovani come me, e parlo da diciottenne, dovrebbero trovare altre modalità di socializzazione e di espressione: questo richiede un impegno congiunto delle famiglie e delle scuole, delle istituzioni e dei media.

Foto di Daniela Mackova da Pixabay