L’agriturismo ancora una volta potrebbe essere la risorsa “a sorpresa” utile per sostenere il rilancio dell’agroalimentare nazionale, alle prese, comunque sia, con più di una difficoltà. I primi segnali si colgono già, anche se tutto, come è naturale, dipende dall’andamento della pandemia di Covid-19 che non accenna certo a mollare la presa. Si ripropone così la funzione importante di un’attività – quella dell’ospitalità rurale -, che è nata ormai qualche decennio fa un po’ come ripiego per un’agricoltura che, allora come oggi, doveva fare i conti con una congiuntura non certo favorevole.
Prime stime di una stagione positive, si diceva. Coldiretti, sulla base delle analisi svolte da Federalberghi, parla di circa 420mila gli italiani che avrebbero scelto di trascorrere il ponte dell’Immacolata in agriturismo. La motivazione addotta, oggi, è collegata al fatto che proprio le campagne sono “i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle distanze”. Ma probabilmente c’è anche dell’altro. Come la ricerca di ambienti più genuini e sani, centri minori “più semplici delle grandi città”, cibi salutari e a buon prezzo. Tutti sperano, poi, in un successo per Natale e la fine dell’anno.
A disposizione, dicono proprio i coltivatori diretti, ci sono circa 24mila aziende agrituristiche presenti in Italia che sono in grado di offrire un potenziale di più di 262mila posti letto e 462mila coperti per il ristoro e oltre 1500 attività di fattoria didattica per i più piccoli.
Anche le imprese agricole che svolgono l’attività agrituristica (che imprese agricole comunque devono essere), hanno sofferto però dell’impatto di Covid-19. E un due modi diversi. Da un lato, proprio in quanto imprese agricole, hanno dovuto fronteggiare le forti carenze di manodopera per le restrizioni imposte e, adesso, i forti rincari delle materie prime e dell’energia. Dall’altro, hanno patito le restrizioni imposte a tutto il comparto turistico dovute sempre al Covid-19.
Per questo, tra l’altro, i coltivatori insistono nel sottolineare che “l’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy post covid perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle campagne italiane per garantire il rispetto delle distanze sociali ed evitare l’affollamento”.
E per questo, anche il comparto dell’ospitalità rurale è stato inserito in uno dei pacchetti di intervento previsti dal PNRR. In particolare, è previsto il riconoscimento di un credito di imposta, a favore, degli agriturismi, delle imprese alberghiere, degli stabilimenti termali e balneari, dei porti turistici, dei parchi tematici, delle fiere e dei congressi. Il credito di imposta – dice ancora Coldiretti – sarà riconosciuto nella misura del 80% delle spese sostenute, in relazione a interventi conclusi entro il 31 dicembre 2024, per lavori finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica delle strutture, alla riqualificazione antisismica e all’eliminazione delle barriere architettoniche. Il Ministero del Turismo ha previsto anche la creazione di una sezione speciale del Fondo di garanzia PMI appositamente dedicata ad agriturismi e alle altre imprese del settore e di un fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti di sviluppo.
Al di là degli interventi, tuttavia, è necessaria anche per le attività agrituristiche una ripresa generale dell’economia e della possibilità di svolgere una normale vita sociale. Rimane comunque la forza di un comparto che, nato come ripiego, è ormai parte fondamentale della multifunzionalità agricola italiana: una risorsa preziosa, a patto che sia ben gestita e inserita nelle attività agricole delle aziende che, è bene ricordalo, devono comunque essere prevalenti.