Scomparse

Addio a Enrico Berti, ritrovò Aristotele nel Novecento

È scomparso a 86 anni uno dei massimi studiosi dello Stagirita, del quale dimostrò la presenza viva in campi come la metafisica, l’etica e la politica contemporanee

Filosofo, docente emerito dell’Università di Padova, accademico dei Lincei e di varie altre istituzioni filosofiche, Enrico Berti è morto oggi all’età di 86 anni. Pensatore di alto livello e ben noto in ambito internazionale, è stato fra i più grandi studiosi del pensiero antico (ma non solo) e in specie di quello aristotelico. Persona dal tratto gentile, sempre disponibile al dialogo, ha formato allieve e allievi che ora disseminano il suo pensiero nelle università di tutto il mondo.

Laureatosi in filosofia all’Università di Padova nel 1957, e perfezionatosi nel 1963, è stato allievo di Marino Gentile. Dopo alcuni anni di insegnamento a Perugia è ritornato Padova dove ha insegnato storia della filosofia per circa quarant’anni. Il suo interesse maggiore si è rivolto alla filosofia di Aristotele. Mi raccontò che all’inizio varie persone lo sconsigliarono di dedicarsi a lui, perché ormai considerato un autore superato; aggiunse che dopo pochi anni si accese a livello internazionale un grande dibattito sulla riabilitazione della filosofia pratica che durò decenni e in cui il pensiero pratico di Aristotele era ben presente.

Berti ha mostrato che nella metafisica, nell’etica e nella politica contemporanea l’influsso aristotelico è tuttora vivente e ispiratore su molti temi (vedi Aristotele nel Novecento, 1992). Egli ha dedicato tante opere allo Stagirita, e nell’ultimo decennio si impegnò nella traduzione della Metafisica uscita presso Laterza nel 2017. Il suo libro Storia della filosofia. Dall’antichità a oggi (steso con Franco Volpi, Laterza 1991) è presente in molte scuole italiane come manuale per le cattedre di Filosofia.
Su un piano più propriamente teoretico ha cercato di proporre nel nostro tempo una filosofia di tipo metafisico, formulando una concezione essenziale della metafisica come consapevolezza della problematicità e dell’insufficienza del mondo dell’esperienza, considerato nella sua totalità, a render conto di se stesso. Difendeva il “Dio dei filosofi” che un certo fideismo tendeva a declassare.

Delle sue pubblicazioni recenti in particolare ricordo: La ricerca della verità in filosofia (Studium 2014); In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia antica (Laterza 2007); Nuovi studi aristotelici, 4 voll., (Morcelliana 2004-2010); Invito alla filosofia, (La Scuola 2011). Negli ultimi due anni stava raccogliendo per Studium in vari volumetti suoi contributi in diversi campi.

Di lui come filosofo e pensatore si dovrà parlare in seguito con l’ampiezza necessaria. Molti sono stati aiutati nella comprensione del pensiero greco, e in specie di Aristotele, dalla sua chiarezza, e tanti lo hanno conosciuto come conferenziere illuminante, con alte capacità di sintesi e ricco di rispetto per l’interlocutore. Poiché era un uomo garbato e schivo, non tutti hanno potuto conoscere la bellezza della sua amicizia, e il suo amore per la famiglia. Nel ricordo di Berti non può non entrare la sua fede, non ostentata e profonda.

Vorrei esprimere un ricordo personale su di lui, conosciuto direttamente circa quarant’anni fa. Passavo le vacanze in Val Pusteria, mentre lui era a Cortina dove lo andavo a trovare. Poi trent’anni anni fa venne a vivere nello stesso condominio pusterese dove abitavo anch’io, di modo che gli incontri si fecero più frequenti. Sin quando fu possibile facemmo gite nelle Dolomiti, accomunati dalla passione per la montagna, e talvolta in bicicletta verso il Tirolo austriaco. Le conversazioni filosofiche non mancavano mai né durante le gite né negli incontri in casa. L’ultimo scambio diretto avvenne a fine agosto del 2021, nel suo studio in mansarda, quando la malattia era avanzata ed era molto indebolito. Ma nel dialogo filosofico si rianimava e non perdeva la sua capacità di esprimersi in modo attento e chiaro. Parlavamo della situazione filosofica generale e di quella italiana e degli esponenti principali del momento. Lui aristotelico di razza e io tomista e maritainiano ci intendevamo complessivamente bene. Favoriva i contatti e la conoscenza reciproca la creazione ed edizione comune di Annuario di Filosofia. Seconda Navigazione, durato per quasi 15 anni

Nel 2020 aderì a Persona a Centro. Associazione per la filosofia della persona, appena avviata con il chiaro intento di riprendere e rilanciare l’idea di persona come nodo primario del pensiero e della vita. I soci del Centro Studi di Gallarate ricorderanno la sua lucida relazione sull’ontologia della persona nel convegno dei filosofi cristiani a Roma, a fine settembre scorso.

Vittorio Possenti per avvenire.it