«Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente»

È il tema del versetto 10 del capitolo 4 della prima lettera a Timoteo, quello scelto da Papa Benedetto XVI come riferimento per la XXIV GMG diocesana del 2009, “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente”. Il messaggio, datato 22 febbraio 2009, si apre con un sincero ringraziamento verso lo Spirito Santo per i giorni di grazia vissuti a Sidney nella GMG internazionale del 2008, ma anche con parole tese a rinnovare l’entusiasmo dei giovani verso la GMG del 2009, del 2010 fino a quella mondiale del 2011, prevista a Madrid. Il Papa, fin dalle prime righe, parla subito ai giovani del valore della speranza ricordando loro l’Enciclica da lui stesso promulgata, “Spe Salvi”, il 30 novembre 2007.

Egli associa la speranza all’importanza delle domande di senso, indicando così, che la vera speranza si trova solo là dove tale domande trovano una risposta: «la giovinezza è il tempo in cui maturano scelte decisive per il resto della vita. E forse anche per questo è la stagione dell’esistenza in cui affiorano con forza le domande di fondo (…) dove attingere e come tener viva nel cuore la fiamma della speranza?».

Beni materiali, certezze scientifiche, filosofiche, politiche e tanto meno economiche, non bastano ad assicurare una risposta certa alla speranza, lo dimostra l’esperienza di ciascun uomo e dell’intera umanità. Solo Dio è in grado di dare risposte convincenti, solo Lui non delude, solo Dio dona a all’uomo ciò che da solo non può raggiungere. Dimenticare Dio significa piombare nell’oblio, smarrirsi, a livello personale e sociale, e ciò è possibile quando non si confida più nel Signore, ma solo nell’uomo. Nel cuore di tutti, nonostante le difficoltà e le incertezze, rimane sempre viva la forza dell’amore, essa alimenta l’individuo aiutandolo a riconoscere l’autentica felicità. È con queste parole che Papa Benedetto XVI svela la richiesta di una nuova evangelizzazione i cui protagonisti devono essere i giovani: «come annunciare la speranza a questi giovani? Noi sappiamo che solo in Dio l’essere umano trova la sua vera realizzazione. L’impegno primario che tutti ci coinvolge è pertanto quello di una nuova evangelizzazione, che aiuti le nuove generazioni a riscoprire il volto autentico di Dio, che è Amore».

Come san Paolo, i giovani sono chiamati ad incontrare il Signore, a cercare e trovare una loro via di damasco, dalla quale partire verso altri giovani, nel segno dell’evangelizzazione, comunicando la “grande speranza” che «non è solo un ideale o un sentimento, ma una persona viva: Gesù Cristo, il Figlio di Dio». Tutto parte quindi dall’incontro con una persona reale, Gesù, che si fa trovare nella preghiera, nei sacramenti: «Quando nella preghiera esprimiamo la nostra fede, anche nell’oscurità già Lo incontriamo perché Egli si offre a noi. La preghiera perseverante apre il cuore ad accoglierlo (…) Fate spazio alla preghiera nella vostra vita! Pregare da soli è bene, ancor più bello e proficuo è pregare insieme».

Il Pontefice chiude il messaggio esortando i giovani a vivere immersi in Cristo, in tal modo non potranno non parlare di Lui, non farlo conoscere e amare, chiede quindi ai giovani di diventare amici di Gesù, suoi fedeli discepoli: «La Chiesa conta su di voi per questa impegnativa missione: non vi scoraggino le difficoltà e le prove che incontrate. Siate pazienti e perseveranti, vincendo la naturale tendenza dei giovani alla fretta, a volere tutto e subito».