Sinodo Giovani

A pochi giorni dal Sinodo, monsignor Lazzaro You (Corea): «Per i giovani un’era nuova di speranza»

Il Sinodo tra aspettative e sfide da affrontare. Il Sir ne parla con monsignor Lazzaro You Heung-Sik, vescovo di Daejeon (Corea), giunto in questi giorni a Roma, dopo un pellegrinaggio vissuto a Lourdes, per partecipare al Sinodo come membro di nomina pontificia.

Solitudine, competizione, insicurezza. «Se un giovane perde la speranza, ha perso tutto”, dice monsignor Lazzaro You Heung-Sik, vescovo di Daejeon (Corea), membro di nomina pontificia del Sinodo dei vescovi sui giovani che avrà inizio il 3 ottobre. “Leggendo l’Instrumentum Laboris – confessa – ho fatto un esame di coscienza. Quanto abbiamo ascoltato i giovani in questi anni? Ho come l’impressione che fino ad oggi noi adulti, noi vescovi, abbiamo sempre parlato ai giovani dando loro indicazioni e insegnamenti. E questa cosa i giovani non la accettano».

«Ho pregato tanto per questo Sinodo perché ci vuole una nuova speranza, un’era nuova per i giovani. Perché hanno perso fiducia non soltanto nel futuro ma anche nel loro presente. Quello che mi auguro è che i giovani – tramite questo Sinodo – possano trovare una forza per andare avanti. Lo faremo insieme, in un cammino con loro». Il Sinodo tra aspettative e sfide da affrontare. Il Sir ne parla con monsignor Lazzaro You Heung-Sik, vescovo di Daejeon (Corea), giunto in questi giorni a Roma, dopo un pellegrinaggio vissuto a Lourdes, per partecipare al Sinodo come membro di nomina pontificia.

Monsignor Lazzaro You, quale realtà vivono i giovani coreani?

Li vedo in difficoltà. Fin da bambini crescono in una società fortemente influenzata da una cultura della competizione. E la competizione blocca il rapporto fraterno, allontana le possibilità di amicizia e fa crescere nella solitudine. Ma l’uomo è per sua natura chiamato alla convivenza e alla relazione con gli altri. Stiamo poi assistendo a un calo delle nascite: si fa un figlio, al massimo due. E anche questo dato è motivo di preoccupazione perché la famiglia è scuola di umanità, luogo dove s’imparano tutte le virtù e dove si apprende l’arte del convivere con gli altri.

Quindi tutto questo, che clima genera?

o vedo in generale un clima d’insicurezza ed è una grande sfida. Quando 4 anni fa, è venuto in Corea per la VI Giornata asiatica dei giovani, Papa Francesco ha dato ai giovani presenti la forza di andare avanti chiedendo loro di non perdere mai la speranza. Perché se un giovane perde la speranza, ha perso tutto. Mai perdere la speranza ma andare avanti. E sempre in quell’occasione Papa Francesco ha indicato come modello per i giovani di tutta l’Asia, i martiri coreani perché hanno saputo trovare la forza di andare avanti e di credere nella vita anche in situazione di estrema difficoltà, con il dono della fede.

La Chiesa è in grado oggi di fermarsi e ascoltare cosa hanno da dire i giovani?

Leggendo l’Instrumentum Laboris, ho fatto un esame di coscienza. Quanto abbiamo ascoltato i giovani in questi anni? I giovani vanno ascoltati fino in fondo. Perché solo se li si accoglie così, loro si sentono amati dalla Chiesa e dagli adulti. Ho come l’impressione invece che fino ad oggi noi adulti, noi vescovi, abbiamo sempre parlato ai giovani dando loro indicazioni e insegnamenti.

E questa cosa i giovani non la accettano.

Solo quando noi li ascoltiamo veramente e solo quando i giovani sentono di essere ascoltati dalla Chiesa e dagli adulti, loro sapranno come camminare nella Chiesa e nella società. Quanto è importante, per me: in un tempo in cui siamo circondati da tantissime voci che gridano forte, dobbiamo imparare a metterci in ascolto e aprirci alla voce dello Spirito Santo per trovare le vie e sapere come camminare.

Ma i giovani amano la Chiesa? In varie parti del mondo stanno uscendo tanti scandali che mettono sulla Chiesa un’ombra oscura. Purtroppo, questi scandali hanno allontanato tanti giovani dalla Chiesa. Come rispondere a questa sfida?

Con i giovani bisogna essere onesti, sinceri, anche umili. Ma è anche importante dare testimonianza cioè, mostrare con la vita ciò in cui si crede. Perché solo quando vedono e sentono, i giovani iniziano ad aprirsi e a credere. Nessuno si mette a seguire le parole. D’altra parte, siamo credibili solo se rispondiamo al Vangelo. Solo il Vangelo ha valore e credibilità. Tutto il resto no.

Per la prima volta parteciperanno al Sinodo due vescovi della Cina. Cosa significa per l’Asia e per la Chiesa in Asia, la loro partecipazione e l’apertura della Chiesa universale alla Cina?

Quanto ho desiderato e quanto ho pregato perché tutto ciò accadesse. Che cioè la Cina e la Santa Sede si aprissero ad rapporto tra loro giusto. È un traguardo al quale hanno lavorato tantissimo Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e, ora, Papa Francesco. Questa notizia ci rallegra profondamente. Come coreano, ho letto la lettera di Papa Francesco al popolo cinese e ho accolto con gioia la notizia di questo Accordo firmato a Pechino. Mi avvicinerò a questi due vescovi per creare con loro questo nuovo rapporto. Dimostra che le strade della pace e della riconciliazione sono sempre possibili. Guardiamo a cosa è successo, per esempio, in Corea. Fino all’anno scorso, tutti pensavano che eravamo sull’orlo di un conflitto nucleare e, invece, si è aperta una nuova era. È soffiato un vento nuovo dello Spirito Santo.

Bisogna saper cogliere questi segni dei tempi, aprendo il cuore e mettendoci in ascolto di Dio che è amore e padrone della storia.