8. L’organo della chiesa di San Benedetto

Tra il 1718 e il 1723 la chiesa di S. Benedetto fu radicalmente rinnovata ad opera dell’architetto e capomastro Michele Chiesa. Subito dopo, le monache, volendo completarne l’arredo, dotarono la chiesa di un nuovo organo (non si capisce bene se in precedenza ve n’era un altro, com’è molto probabile), di cui s’ignora l’autore, e di una nuova cantoria. Organo e cantoria che sono così descritti in un inventario del monastero del 1777:

[Sopra la porta d’ingresso vi è] «il palco dell’organo con quattro modelloni intagliati e dorato ad oro di zecchino all’ultimo gusto, con organo a sei registri e sua cassa intagliata e dorata parimenti ad oro buono, ricoperto il tutto con tela color ranciato tanto l’organo che il palco da capo a piè con suoi ferri ed anelletti da giuoco». [Sopra l’organo – continua la descrizione – vi sono due grate] «per commodo delle monache di legno, con gradiccie dorate ad oro buono».

Dicono gli esperti che potrebbe trattarsi di un Catarinozzi. Ed effettivamente sono molte le somiglianze tra questo strumento di S. Benedetto e quello di S. Scolastica, che è opera documentata di Cesare Catarinozzi, il quale – val la pena ricordarlo – era l’organaro ufficiale dell’ordine benedettino a Roma, e della famiglia benedettina facevano parte anche i due monasteri reatini appena nominati.

Le notizie successive sull’organo sono assai scarse, anche perché il monastero attraversò tempi difficili per le note vicende politiche del 1798-99 e del 1810-14, e sono andate disperse le carte degli archivi.

Una certa ripresa si ha dopo il 1815, quando alla malridotta comunità di S. Benedetto fu unita quella ancor più minuscola di S. Scolastica. Tre anni dopo, tra le spese del 1818, trovo annotato: «pagati per raccomodatura dell’organo ducati 4». Più consistente l’intervento del 1824:

«si sono dati all’organista scudi tre e bai 50 per aver fatte tre piccole canne nove, pulito ed accomodato tutto l’organo, atteso che poco sonava».

L’organo fu di nuovo aggiustato e accordato nel 1838. Nella visita del 1851 si raccomanda alle monache di tenere chiusi i corini sopra l’organo, specie quando vi sono cantori o suonatori nell’orchestra.

L’organo ancora si conserva nella sua ricca cassa, al centro di una fastosa cantoria in legno finemente intagliato e dorato a grandi fogliami. Da qualche anno è stato restaurato ed è tuttora sonante sia a pedali che con il sistema elettrico.