Prete dove c’è bisogno di preti

Giovedì 29 settembre nella Cattedrale di Rieti è stato ordinato sacerdote Nicolae Zamfirache, già diacono presso la parrocchia di Regina Pacis.

«Ho deciso di diventare prete dove c’era bisogno di me». Così comincia la storia del novello sacerdote don Nicolae Zamfirache consacrato il 29 settembre scorso nella Cattedrale di Rieti per l’imposizione delle mani di Delio Lucarelli, vescovo di Rieti.

L’ho conosciuto due anni fa all’Istituto “Giovanni Paolo II” avendo intrapreso gli stessi studi di specializzazione in “Matrimonio e Famiglia” presso la Pontificia Università Lateranense. Io e il “seminarista Nicola”, come lo conoscevano tutti i suoi amici che sono nella Diocesi di Rieti, tra i corsi di Teologia Morale Speciale, di Antropologia e di Bioetica, abbiamo condiviso tante cose belle.

Il nostro è nato in Romania, il 24 ottobre 1982, a Pralea, un bel villaggio vicino alle montagne nella Diocesi di Iasi. Il suo percorso umano e cristiano ha a che fare con il modo profondo di vivere la fede specifico dei fedeli rumeni latini, una volta visitati e incoraggiati dai missionari italiani e polacchi. Quindi la sua ordinazione sacerdotale in una diocesi italiana è in un certo modo un gesto di profonda riconoscenza da parte dei fedeli rumeni per quello che una volta hanno ricevuto dai bravi missionari italiani.

La prima risposta alla vocazione divina per don Nicola avvenne nell’Ordine Francescano Cappuccino, ma come abbiamo più volte avuto modo di parlare, lui “non sentiva per sé questo tipo di vita”. Quindi, un giorno ha preso una decisione fondamentale e radicale per il suo futuro. Ha deciso di venire in Italia dove “veramente c’è bisogno di preti”. (La diocesi di Iasi ha attualmente circa quattrocento sacerdoti per circa duecentomila famiglie). Un gesto corraggioso per il giovane Nicola e nello stesso tempo una grande responsabilità.

Arrivando in Italia l’ha attirato la Diocesi di Rieti, forse perché qui c’è il primo seminario dopo il Concilio di Trento o forse perché qui c’è veramente bisogno di preti, di forze nuove per portare la nuova e bella notizia del Vangelo di Cristo a tutti.

Come mi ha detto tante volte, a Rieti si è sempre sentito ben accolto, a cominciare dal vescovo, dai sacerdoti e dalla cara gente. Tutti hanno avuto per lui un ruolo ben determinato.

Ed è arrivato anche per lui quel giorno tanto atteso, il pomeriggio del 29 settembre, festa dei santi Arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele quando il diacono Nicola, molto emozionato, ma sicuro della sua risposta, ha messo le sue mani nelle mani del vescovo, la sua testa sotto la benedizione di Dio ed è diventato don Nicola, “un’avventura” che durerà tutto il resto della vita.

Oggi c’è bisogno di persone come lui! Non è facile lasciare la propria Patria, gli amici, i costumi, e tante altre cose per cominciare la vita daccapo. Ci vuole molto corraggio e anche “un pò” di fede, o forse sarebbe meglio dire una fede al cento per cento!

Spero che don Nicola continuerà il percorso intrapreso con lo stesso entusiasmo con cui ha cominciato il suo ministero. Glielo auguro come amico e connazionale, ma anche come collega al dottorato a Roma. E spero di riuscire presto a “pagargli” un delizioso cappuccino, come quello intorno al quale è uscita fuori questa storia. Auguri!