Il 31 maggio Rieti «città di Maria» con la Madonna del Popolo

Saranno i festeggiamenti per la Madonna del Popolo a chiudere il mese mariano. L’appuntamento caro ai reatini da quest’anno coinciderà infatti con la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria. E non è l’unica novità, perché alla messa delle 18 e alla tradizionale processione si somma il canto dell’inno Akathistos, che sarà eseguito in Cattedrale dalle ore 20,30. Un modo per sottolineare un legame tra la Madre del Signore e la città che affonda le radici in un passato lontano e ha trovato, nel tempo, modi diversi di proporsiSaranno i festeggiamenti per la Madonna del Popolo a chiudere il mese mariano. L’appuntamento caro ai reatini da quest’anno coinciderà infatti con la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria. E non è l’unica novità, perché alla messa delle 18 e alla tradizionale processione si somma il canto dell’inno Akathistos, che sarà eseguito in Cattedrale dalle ore 20,30. Un modo per sottolineare un legame tra la Madre del Signore e la città che affonda le radici in un passato lontano e ha trovato, nel tempo, modi diversi di proporsi

I cortei delle parrocchie della diocesi che, sul far della sera, affluiscono in piazza Cesare Battisti al suono gioioso delle campane; l’altare e la statua dell’Immacolata che campeggiano nel pronao di Santa Maria, illuminato a festa come la svettante torre campanaria del Duecento; il rosario e la messa vespertina celebrata all’aperto dall’allora parroco della Cattedrale, il canonico mons Emidio De Sanctis; e infine Raffaele Baratta, il vescovo colto, l’insigne giurista che di lì a pochi mesi sarebbe stato promosso alla sede arcivescovile di Perugia, che legge la formula di consacrazione scritta di suo pugno: «O beatissima Vergine, madre di Dio e madre nostra, Regina del cielo e della terra, noi, tuo popolo di Rieti, prostrati davanti a te, innalziamo a te il nostro cuore pieno di venerazione e di affetto filiale…».

Le cronache del tempo ci restituiscono così la serata memorabile del 1959, conclusa dal canto delle litanie e dalla benedizione eucaristica impartita dal vescovo, in cui la città e la diocesi di Rieti furono consacrate al Cuore Immacolato di Maria. Il 29 aprile i reatini avevano accolto la statua della Madonna di Fatima, giunta in elicottero, in quello che allora era il piazzale di Fiume de’ Nobili, e il giorno dopo l’avevano vista ripartire in pullman alla volta di Terni. Il 31 maggio, poi, la consacrazione: un evento atteso sebbene non esclusivo della nostra Chiesa, giacché tutte le diocesi avrebbero dovuto viverlo in preparazione della consacrazione nazionale destinata ad avere luogo a Catania, il 13 settembre dello stesso anno, in occasione del Congresso eucaristico nazionale.
A distanza di 68 anni, in circostanze non altrettanto solenni ma non per questo meno sentite, il 31 maggio Rieti tornerà per una sera a essere città di Maria. La Madre di Dio, si sa, vanta un’infinità di titoli, ma è sempre la stessa. Se dunque la coincidenza tra il 1959 e il 2017 non sarà perfetta, non per questo risulterà meno evocativa. Anziché onorare Nostra Signora di Fatima, che pure è stata protagonista del pellegrinaggio regionale dell’Unitalsi ad Amatrice lo scorso 13 maggio, si pregherà l’immagine nostrana della Madonna del Popolo, la cui festa, in questa edizione, conosce un nuovo spostamento: non più il Lunedì di Pasqua, non più la domenica in albis, bensì, appunto, il 31 maggio.

Rispetto a quasi sette decadi fa, tutto è stato più semplice per i canonici della Cattedrale, che hanno deciso il posticipo, e per don Paolo Maria Blasetti e i parroci del centro storico, che la festa l’hanno organizzata con il supporto dell’Ufficio Liturgico. L’atto di Baratta e dei suoi confratelli italiani nell’episcopato si inseriva nel contesto drammatico della guerra fredda e realizzava uno degli ultimi desideri dello scomparso Pio XII, il quale nel 1942 aveva consacrato il mondo e nel 1952 i popoli della Russia al Cuore Immacolato di Maria, riponendo nel gesto la speranza che da esso potesse «sorgere una nuova era, allietata dalla pace cristiana e dal trionfo della religione» (così nell’enciclica Auspicia Quaedam del 1948). Il clero reatino di oggi non ha dovuto confrontarsi con simili scenari, né mobilitare i fedeli – come scriveva con un linguaggio ormai a dir poco datato il predecessore di «Frontiera», la «Voce», alla vigilia dei fatti del ‘59 – alla difesa della «patria dal pericolo del materialismo invadente, ad opera del comunismo e di un laicismo gaudente e immorale». Il suo obiettivo è stato solo quello pastorale di cercare di rivitalizzare una festa antica e di darle uno spessore autenticamente cittadino ponendola a sigillo, nel giorno della Visitazione, del mese mariano vissuto in tutte le parrocchie di Rieti.

E che la festa un respiro cittadino lo abbia, lo si coglie subito dal programma. Si inizia il 29 maggio alle 17.30 con il santo rosario e, a seguire, la celebrazione eucaristica presieduta dal parroco di Sant’Agostino, don Marco Tarquini, e il giorno dopo si replica con mons Benedetto Falcetti, della parrocchia di San Michele Arcangelo. Il 31 una messa solenne sarà celebrata alle 18 dal vescovo Domenico, che alle 20.30 sarà di nuovo in Cattedrale per guidare il momento più innovativo dei festeggiamenti: prima della tradizionale processione per le vie della città, prevista per le 21, il necessario clima di preghiera e di raccoglimento sarà convenientemente creato dal canto dell’inno Akathistos a Maria. La composizione, che la Schola Cantorum «Chiesa di Rieti» eseguirà nella traduzione di padre Ermanno M. Toniolo su musica per coro a due voci e assemblea del salesiano Luigi Lasagna, risale al V secolo ed è uno degli inni più famosi e poeticamente ispirati che la Chiesa ortodossa dedica alla Theotokos, la Madre di Dio. Le sue 24 stanze, nutrite alle Scritture e alle fonti più pure della tradizione, abbracciano l’intero progetto storico-salvifico di Dio, dalla creazione all’ultimo termine, e sviluppano uno straordinario percorso mistagogico sul mistero del Verbo incarnato e salvatore.

Tutto ciò in perfetta consonanza con quanto anche il Vaticano II, con la Lumen Gentium, ci dice a proposito di Maria, «la quale, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera le esigenze supreme della fede». Qualcosa di simile lo aveva affermato anche Baratta scrivendo, nella lettera con cui il 17 maggio annunciava alla diocesi la consacrazione del 31, che «il piano divino della nostra salvezza è legato intimamente a Maria, senza della quale non è stata compiuta la redenzione». Prima e dopo il concilio dunque, il 31 maggio 2017 come il 31 maggio 1959, ancora una volta di fronte a Cristo, nel nome della Vergine.