L’ordinario militare, monsignor Santo Marcianò: «I nostri carabinieri lavorano ‘col cuore’. Hanno a cuore la persona umana, la sua vita e la sua dignità, e la gente lo percepisce… Partecipano alla vita stessa della comunità nella quale sono inseriti. È proprio questo il valore aggiunto». Fra l’Arma e la Chiesa «un’alleanza preziosa, che può offrire tanto alla società».
Duecento anni di storia intensa e fedele agli interessi dello Stato italiano; duecento anni di presidio del territorio nazionale contro l’illegalità e nel mantenimento dell’ordine pubblico. Il 13 luglio 1814, il re Vittorio Emanuele I, con la promulgazione delle Regie Patenti, istituisce il Corpo dei Carabinieri Reali. Viene nominato primo comandante generale del Corpo il generale d’armata Giuseppe Thaon di Revel di S. Andrea, che può disporre inizialmente di 27 ufficiali e 776 tra sott’ufficiali e truppa. Così comincia la storia dell’Arma dei Carabinieri, che in questi duecento anni ha accompagnato le vicende del nostro Paese. Ne parliamo con monsignor Santo Marcianò, ordinario militare, provando a focalizzare i punti di possibile sinergia, nell’autonomia delle proprie missioni, tra l’Arma e la Chiesa.
Dal punto di vista del Pastore che ogni giorno, insieme ai suoi cappellani, accompagna e sostiene spiritualmente e umanamente l’Arma dei Carabinieri nelle varie attività, come valuta la sua presenza nell’Italia di oggi?
“In questi duecento anni, la storia dei carabinieri, in Italia, si è intrecciata in modo significativo con la storia stessa della Nazione, per la quale essi sono presenza sentita e significativa. Una presenza impegnata anzitutto nella difesa e nella custodia: delle persone e dell’ordine pubblico, ma anche dell’ambiente e del patrimonio culturale; una presenza competente nella ricerca, con il lavoro di investigazione e scoperta di contraffazioni e inquinamenti; una presenza, direi, educativa, per il modello di promozione e cura dell’uomo che essi incarnano e, allo stesso tempo, per l’attenzione che non di rado pongono al recupero delle persone, anche dei criminali”.
I Carabinieri sono sempre stati caratterizzati dalla loro presenza capillare sul territorio. Soprattutto nei piccoli centri periferici, insieme alle figure del farmacista e del parroco, sono tradizionalmente considerati un importante punto di riferimento per la gente. Si tratta di un valore aggiunto al loro servizio?
“Più volte mi è capitato di constatare e affermare che i nostri carabinieri lavorano ‘col cuore’. Essi hanno a cuore la persona umana, la sua vita e la sua dignità, e la gente lo percepisce. Per il modo in cui sono organizzati, attraverso le classiche ‘stazioni’, possono inoltre godere di una vicinanza peculiare e privilegiata con i cittadini che si traduce in una vera e proprio condivisione del quotidiano, una partecipazione alla vita stessa della comunità nella quale sono inseriti. Ed è proprio questo il valore aggiunto”.
In questi duecento anni non sono mancati episodi di forte testimonianza di generosità da parte dei carabinieri, fino all’estremo sacrificio della vita per la salvezza altrui. Quali sono gli aspetti cristiani che intravede?
“La dedizione, il senso del dono di sé che pervade il servizio dei carabinieri è ciò che conduce fino al sacrificio, al dono della vita. Si tratta di una testimonianza che può essere eroica ma di una logica di cui non si fa fatica a scorgere le assonanze con il messaggio evangelico. È il messaggio dell’amore e di una forza che dimostra, se non la fede religiosa esplicita, quell’apertura al trascendente che è il cuore del rapporto dell’uomo con Dio. D’altra parte non è un caso che l’atto eroico più rappresentativo dell’Arma dei Carabinieri, quello di Salvo d’Acquisto, abbia meritato un processo di Beatificazione”.
L’Arma ha scelto come Patrona la Madre di Gesù, col titolo di “Virgo fidelis”. Quali valori può suggerire ogni giorno la fedeltà di Maria ai tanti carabinieri in azione per il bene comune dei cittadini?
“La fedeltà, incarnata dall’Icona di Maria, è un messaggio forte per la cultura contemporanea. Tale fedeltà si incarna oggi in due grandi sfide che sono poi due valori fondanti il bene comune: da una parte, c’è la fedeltà alla verità, un valore che contrasta col relativismo e il soggettivismo, con l’illegalità e la menzogna; dall’altra parte, c’è il valore del servizio, in un mondo che ha dimenticato il senso del gratuito e che tende a scartare i deboli, gli ultimi, i piccoli: proprio coloro ai quali il servizio dei carabinieri si rivolge primariamente”.
È ancora fresco il ricordo delle migliaia di carabinieri presenti a Piazza S. Pietro per l’udienza con Papa Francesco, dopo la S. Messa da lei presieduta. L’Arma ha sempre mantenuto un rapporto costruttivo e dialogante con la Chiesa Cattolica; pensa che questa sinergia possa continuare ad essere utile per il Paese?
“In poco meno di un anno di ministero, ho già potuto sperimentare un profondo rispetto e una grande sinergia di azione tra il mondo dell’Arma – il mondo militare in genere – e la Chiesa. Si tratta di un’alleanza preziosa, che può offrire tanto alla società, in particolare per la crescita della solidarietà, della giustizia, della pace. Soprattutto, però, non bisogna dimenticare che anche la Chiesa del mondo militare è Chiesa. Una porzione di Chiesa nella quale insostituibile è il ministero sacerdotale dei cappellani militari, ‘presenza importante per il servizio dei carabinieri e per il loro ‘cammino di fede, come ha voluto sottolineare quel giorno lo stesso Papa Francesco”.