I cinquant’anni di vita consacrata di suor Iolanda: «volevo vivere alla grande, mai avrei pensato così tanto!»

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la Tua Parola»: queste parole della Beata Vergine Maria all’angelo hanno accompagnato Suor Iolanda Vecchio fin da quel 25 Marzo 1968 quando ha detto il suo «Eccomi» al Signore, che l’ha chiamata a far la Sua volontà all’interno dell’Istituto delle Suore di Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, comunemente note anche con il nome di “Suore di Maria Bambina”.

Un traguardo e insieme una tappa importanti, quindi, quelli celebrati quest’anno, che ricorre il cinquantesimo anniversario di quel passo così significativo, che non potevano certamente non essere festeggiati con la Santa Messa e poi un’agape fraterna nella tensostruttura, che dopo gli eventi sismici di agosto 2016 fa da cornice a molti momenti di questa parrocchia.

Un momento fortemente pensato e voluto da tutta la comunità della Parrocchia di San Biagio, a Castel Sant’Angelo, iniziando dal parroco, nonostante l’esitazione iniziale della stessa “festeggiata”, a riprova del carattere mite di una suora entrata come superiora in punta di piedi nella sua nuova comunità (a settembre 2017), ma appunto vissuto innanzitutto per ringraziare il Signore del dono di questa sua figlia, del traguardo raggiunto, e nel contempo di tutte le Suore di Maria Bambina, da più di settanta anni presenza viva e fruttifica dell’Amore del Padre per questa terra.

Sebbene il 25 Marzo, cadendo secondo il calendario liturgico all’inizio della Settimana Santa, con la Domenica delle Palme, non sia stato possibile festeggiare, l’intera comunità non ha voluto certamente rinunciare, lunedì 9 Aprile, a raccogliersi intorno a Suor Iolanda per spegnere questa candelina così importante.

Proprio la liturgia del 9 Aprile, inoltre, data in cui quest’anno la Chiesa festeggia la solennità dell’Annunciazione, fa da cartina di tornasole per ripercorrere la vocazione di Suor Iolanda, la quale confessa, visibilmente emozionata, come tutto si sarebbe aspettata tranne di farsi suora: «volevo realizzarmi, avere una famiglia con tanti figli, insomma volevo vivere la vita alla grande. Ma mai avrei pensato e sperato così tanto alla grande! Il Signore mi ha scelto, con tutti miei dubbi, i miei no e le mie cadute, e mi ha dato tantissimi figli, tutti quelli che in trentuno anni di scuola sono passati per le mie mani, tutti quei ragazzi e giovani che negli anni hanno dovuto sopportarmi, e oggi voi, tra cui il Signore mi ha chiamata a fare la Sua volontà, e che, anche se qui solo da sette mesi, già sento miei, e io sento di essere la vostra Superiora».

Un progetto già tracciato, un essere scelto «già nel grembo di mia madre» che aspetta solo il nostro umile “Eccomi”, magari ancora un po’ sofferente e rabberciato, ma vero, come sottolineato anche nell’omelia dal parroco, il quale, tra le altre cose, ha invitato i fedeli a soffermarsi propria sulla figura di Maria, «una giovane come tanti nostri giovani, che però Dio ha voluto chiamare perché fosse unicamente sua». Dio chiama ognuno di noi perché ci rendiamo conto che siamo visceralmente suoi, qualsiasi sia il nostro percorso, consacrati o meno, e, è bene ricordarlo, “nulla è impossibile a Dio”.

Ecco il senso di un momento che è giusto e doveroso festeggiare, perché la lampada portata all’altare da Suor Iolanda, in ricordo di questi cinquant’anni, rappresenta anche per tutta la comunità un monito ad essere coerenti e fedeli a quella promessa d’Amore a cui tutti siamo chiamati liberamente a rispondere, il fuoco di quell’Eccomi che non fa sconti a niente e a nessuno, ma che, se vissuto con il giusto spirito, dà senso a tutto.