Catechesi e parola di Dio: l’incontro dei catechisti di Rieti con suor Attanasio

È stata la zona pastorale cittadina a chiudere il ciclo degli incontri zonali per i catechisti promossi dall’Ufficio evangelizzazione e catechesi della diocesi. A radunarsi, su invito di padre Mariano Pappalardo e del vicario di zona don Lorenzo Blasetti, ospiti di quest’ultimo nel salone della parrocchia San Giovanni Battista, gli operatori della catechesi delle parrocchie della città e immediata periferia, che, dopo il saluto di padre Mariano, hanno seguito la riflessione proposta dalla relatrice, suor Rosaria Attanasio.

La religiosa paolina è direttrice della rivista «Catechisti parrocchiali», edita dalle Figlie di San Paolo come sussidio di formazione e di animazione pastorale per quanti nelle comunità cristiane si occupano della formazione alla fede dei propri fratelli, specialmente i più piccoli. Fedelmente al carisma della congregazione nata da don Alberione, suor Rosaria ha condotto il suo intervento in forma multimediale, proponendo una riflessione guidata da slides e video, a partire da un momento di preghiera seguito sempre sulle immagini proiettate.

La riflessione, incentrata su parola di Dio e catechesi, è partita dal ricordare come Dio si riveli non soltanto attraverso la parola scritta, ma anche attraverso gli eventi: «Dio non è solo in un libro, parola di Dio è il creato, è l’uomo e la donna, è la storia di salvezza. Come ricorda la Dei Verbum, Dio si rivela attraverso eventi e parole». Ecco perché per la Chiesa accanto alla Bibbia, che già in sé è una parola che passa attraverso la storia e gli eventi, c’è la Tradizione, il vissuto e l’insegnamento della comunità quale luogo vivo di incontro con la parola di Dio: la tradizione apostolica strettamente congiunta con Scrittura.

Suor Attanasio ha richiamato le tre fasi del ministero della parola che la Chiesa esplica nell’annunciare il Vangelo: il primo annuncio, il kérigma che è annunciare la morte e risurrezione di Gesù, quella che un tempo si dava nella nostra società come fatto già acquisito e scontato, emergente in modo spontaneo attraverso quel “catecumenato sociale” che automaticamente permetteva alle persone di “respirare” sin dalla nascita la fede cristiana, ma che è ormai scomparso nella società secolarizzata; secondo, l’iniziazione alla fede, che segue il primo annuncio, per chi, avendo accolto questo, sceglie di seguire Gesù e viene progressivamente introdotto alla vita cristiana; terza fase, l’educazione permanente alla fede, che è ciò che nelle nostre comunità viene un po’ trascurato, come se fosse sufficiente la fase due, che culmina nella ricezione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana (a proposito, ha detto padre Mariano nel saluto introduttivo, c’è chi pensa, anche tra catechisti e sacerdoti, che i sacramenti dell’iniziazione siano quattro, contando tra di essi anche la confessione… errore teologico madornale!).

La relatrice ha proseguito poi ribadendo come lo sforzo della catechetica, oggi, vada nella direzione di «una catechesi più situata», direttamente legata al vissuto esistenziale e alla vita concreta dei catechizzandi (bambini e no): «la catechesi è mediazione della Parola, non semplicemente una verità da trasmettere», da cui il rifiuto di ogni catechesi nozionistica e sganciata dalla vita quotidiana. Come annunciatori della Parola, si è chiamati ad «ascoltare i segni dei tempi, offrendo una Parola che dia senso al quotidiano», ricordando «il valore performativo e transformativo della Parola: performativo, cioè realizza quel che dice, e transformativo, cioè in grado di trasformare la vita delle persone».

Il carisma di don Alberione, di cui la Famiglia Paolina è erede, spinge ad annunciare la Parola con tutti i mezzi e i linguaggi, che oggigiorno sono principalmente quelli multimediali: la multimedialità, ha sottolineato la religiosa, ci spinge a nuova pedagogia e a una nuova antropologia, che, nella logica della teologia dell’incarnazione, deve renderci attenti, nei confronti dei ragazzi di oggi, alle loro caratteristiche di apprendimento e di ascolto, utilizzando verso i “nativi digitali” i linguaggi loro familiari, quelli che sono fortemente caratterizzati dall’immediato, dal sensitivo, dall’emozionale, dagli elementi simbolici.

Nel metodo catechetico, a partire dal Documento base della Chiesa italiana su Il rinnovamento della catechesi che dagli anni Settanta a oggi mantiene la sua validità nei suoi orientamenti di fondo, la Bibbia non deve mai perdere la sua centralità: essa, ha ricordato la suora, «non è uno dei sussidi, ma la fonte primaria di catechesi». Di qui, nell’ultima parte dell’incontro, la proposta di un approccio al Vangelo di Marco, al centro dell’anno liturgico che sta per iniziare (quello che con la Giornata della Parola anche la nostra diocesi ha scelto di mettere in primo piano), come la rivista da lei diretta suggerisce, con l’utilizzo, nei gruppi parrocchiali, di un percorso, con l’ausilio di un poster e di tutti i sussidi connessi, che aiuti i ragazzi a seguire, in tutto l’anno, il testo dell’evangelista.