Malattia mentale e percorsi reinserimento: se ne parla alla Asl

All’Asl di via del Terminillo si parla del “Percorso di reinserimento sociale di soggetti con una storia psichiatrica, al termine dello specifico percorso di cura”. Il Dipartimento di Salute Mentale analizza la rilevanza terapeutica del binomio “casa e lavoro”,  verificando le reali possibilità di attuazione sul territorio degli specifici programmi.

Percorso di reinserimento sociale di soggetti con una storia psichiatrica, al termine dello specifico percorso di cura. Se ne parla domani, venerdì 22 maggio,  presso l’Aula Magna della Direzione Asl di via del Terminillo.  Obiettivo dell’evento dal titolo “Casa e lavoro come diritto e produzione di rapporti sociali, riflessioni e nuove proposte”, quello di evidenziare l’importanza di tale percorso e analizzare la rilevanza terapeutica del binomio “casa e lavoro”,  verificando le reali possibilità di attuazione sul territorio. Responsabile scientifico,  la dottoressa Anna Faraglia del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl diretto dalla dottoressa Gabriella Nobili. Indirizzata a psichiatri, psicologi, assistenti sociali, infermieri e tecnici della riabilitazione psichiatrica, l’iniziativa è prevalentemente  dedicata all’analisi del contesto di riferimento e di intervento per l’individuazione di nuove modalità di reinserimento lavorativo ed abitativo.  Un invito specifico ad intervenire è stato rivolto ai Sindaci dei  Comuni della provincia e soprattutto alle Associazioni Familiari/Utenti. Previsti, inoltre, gli interventi dei Rappresentanti delle diverse Istituzioni e delle specifiche Associazioni coinvolte nell’attuazione dei programmi di reinserimento sociale: Centro per l’Impiego, Cooperative Sociali, Associazioni di Volontariato. “Grazie alle collaborazioni che nel corso degli anni il Dipartimento di Salute Mentale della Asl ha saputo attivare con la rete sociale –spiega la dottoressa Anna Faraglia – si è consolidata sempre più una nuova politica dell’intervento psichiatrico tesa alla ri- appropriazione da parte del paziente dei diritti di cittadinanza, quale premessa alla terapia vera e propria, ma anche terapia essa stessa.  La possibilità di accedere al mondo del lavoro diventa strumento e meta finale di un progetto terapeutico-riabilitativo finalizzato al recupero di livelli più elevati di autonomia personale –conclude Faraglia – in termini di  assunzione di responsabilità e senso di utilità ed appartenenza sociale”.