Donne, la ricerca dell’eccellenza e l’impegno che non finisce mai

Le italiane sono ultime in Europa per accesso alle professioni. Però creano imprese e si distinguono negli studi e nella ricerca. Resta difficile conciliare lavoro (meno pagato) e famiglia

(da Avvenire) Si dividono tra casa, famiglia e lavoro. Anche se continuano ad avere impieghi scarsamente qualificati, sono costrette ad accettare il part time, guadagnano meno dei colleghi maschi e alle attività familiari dedicano il triplo del tempo degli uomini. Insomma le donne si sacrificano. Spesso trascurano la propria salute per curare gli altri e sono perfino vittime: secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, il 35% delle donne nel mondo ha subito violenza sessuale o domestica nel corso della propria vita. Il 38% dei femminicidi sono commessi dai partner. Nonostante tutto, però, continuano a credere nella vita e in loro stesse, creando imprese oppure ottenendo successi negli studi e nella ricerca scientifica.

Boom del part time. In Italia – secondo il Censis – sono 3.105.000 le donne che hanno un lavoro a tempo parziale, il 32,6% delle occupate. Ma per 1.817.000 di loro (il 58,5%) si tratta di un part time involontario, che hanno dovuto accettare per la mancanza di offerte di lavoro a tempo pieno. Dal 2008 a oggi le donne che hanno scelto liberamente il part time sono diminuite del 20,9%, mentre il part time involontario ha registrato un incremento del 91,6%.

Ultimi in Europa. Con un tasso di attività femminile fermo al 55%, l’Italia si colloca all’ultimo posto nella graduatoria dei Paesi europei. Al primo posto c’è la Svezia, con l’80,5%. In Germania il tasso di attività femminile arriva al 73,5%, nel Regno Unito al 72,2%, in Spagna al 69,2%, in Francia al 67,6% e la media europea si attesta al 67,3%. Nelle regioni del Centro- Nord, i dati riferiti al mercato del lavoro non sono distanti da quelli dei Paesi europei più avanzati. Nel Mezzogiorno, invece, il tasso di occupazione è solo del 31,7%.

Acrobate tra lavoro e famiglia. In una giornata media, la durata del lavoro retribuito nel caso degli uomini è di 4 ore e 39 minuti, corrispondenti al 19,4% del tempo totale disponibile, mentre per le donne è di 2 ore e 23 minuti, pari al 9,9%. Mentre al lavoro familiare ogni donna dedica una media di 5 ore e 13 minuti al giorno (il 21,7% del totale), cioè il triplo degli uomini (solo 1 ora e 50 minuti).

Stipendi più bassi. Ancora oggi però le donne continuano ad avere difficoltà a conquistare le posizioni professionali più qualificate e remunerative. Nelle strutture pubbliche, dove lo stipendio orario lordo di una donna è di 19,8 euro e quello di un uomo di 20,6 euro, il divario è solo del 3,7%. Nel privato invece lo stipendio delle donne è mediamente di 11,8 euro lordi l’ora contro i 14,7 euro degli uomini, con un gap salariale pari al 19,6%. Per la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, «le donne hanno pagato il prezzo più alto della crisi: ecco perché il lavoro resta il primo diritto di cittadinanza e di emancipazione che bisogna ancora conquistare».

Imprese, premi. Come mostra l’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere, l’universo delle donne imprenditrici, anche lo scorso anno, ha continuato a crescere, raggiungendo un milione e 321.862 imprese (il 21,8% del totale). Nell’industria farmaceutica le donne sono il 43% del totale e superano il 50% nella Ricerca, quasi tutte laureate e diplomate (90%). Spesso ricoprono ruoli di massima responsabi- lità. Basti pensare che un dirigente su tre è donna. I premi Telethon-Farmindustria sono stati assegnati a tre ricercatrici che si sono distinte a livello internazionale: Valentina Bollati, Vittoria Colizza e Adriana Maggi. «Le nuove ricerche scientifiche – sottolinea il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – raccontano la diversità tra uomo e donna. Per questo bisogna battersi per il riconoscimento del diritto alla salute delle donne». Mentre il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ha annunciato corsi di formazione e informazione sui farmaci, sull’appropriatezza terapeutica e sulla prevenzione destinati in primo luogo alle donne.

Maurizio Carucci