102. “Caritas in Veritate”. Il dovere della solidarietà

Molte persone, oggi, tendono a coltivare la pretesa di non dover niente a nessuno, tranne che a se stesse, ma “la solidarietà universale è un dovere”.

Il dibattito sui diritti di cui l’uomo è detentore è sempre vivo e attuale perché, purtroppo, sono continuamente ignorati e attaccati, determinando uno stato di vigilanza doveroso e costante. C’è però un altro aspetto della questione, quello relativo, sulla base delle sollecitazioni che si ritrovano al n. 43 della “Caritas in Veritate”, allo stretto rapporto tra diritti e doveri.

In questo caso, oltre che ricondurre tale rapporto alla specularità tra i diritti e i doveri, l’Enciclica sottolinea quanto sia facile cadere nell’arbitrio se non si riconosce che i diritti presuppongono i doveri, piuttosto che, come può facilmente essere rilevato in tante situazioni di vita ordinaria, «pensare di essere titolari di soli diritti». Coloro che impostano la propria esistenza a partire da questo atteggiamento sbagliato di fondo, incontrano «forti ostacoli a maturare una responsabilità per il proprio e l’altrui sviluppo integrale». I diritti non possono e non devono trasformarsi in arbitrio: è questa la riflessione centrale che il Papa Benedetto XVI pone in questa parte dell’importante Enciclica.

Se quindi si pretende con forza il rispetto di diritti spesso di carattere voluttuario, anche con il coinvolgimento di strutture pubbliche, purtroppo la stessa forza e determinazione non emerge quando diritti elementari e fondamentali sono «disconosciuti e violati nei confronti di tanta parte dell’umanità».

Il pensiero del Papa rispetto alla relazione tra diritti e doveri, è lucidissimo: «La relazione sta nel fatto che i diritti individuali, svincolati da un quadro di doveri che conferisca loro un senso compiuto, impazziscono e alimentano una spirale di richieste praticamente illimitata e priva di criteri».

Ecco quindi che l’accento viene messo proprio sul quadro di riferimento, nel contesto nel quale i diritti acquistano senso e significato, i doveri. Non si tratta di un’ottica ottusa e dal sapore autoritario, ma di un percorso fondamentale nel quale i diritti riescono ad esprimersi senza il rischio di sfociare proprio nell’atteggiamento opposto che affermano di voler evitare: pretendere, senza limiti né rispetto.

È chiaro che il Papa critica in modo deciso qualsiasi atteggiamento teso all’esasperazione dei diritti, perché questo porta alla dimenticanza dei doveri. Essi salvaguardano il piano etico e antropologico, perché delimitano i diritti stessi nella misura in cui si comprende che ogni uomo ne è portatore: è proprio il capire che tutti gli uomini sono uguali da questo punto di vista che induce ogni uomo a fermarsi di fronte al diritto altrui. Questo “fermarsi” è un modo per sintetizzare il quadro di riferimento di cui appena sopra, nel quale individuare i doveri di tutti e ciascuno. È l’uomo stesso e la sua coscienza morale, il luogo dove diritti e doveri s’incontrano.

Continua il Papa: «Per questo motivo i doveri rafforzano i diritti e propongono la loro difesa e promozione come un impegno da assumere a servizio del bene. Se, invece, i diritti dell’uomo trovano il proprio fondamento solo nelle deliberazioni di un’assemblea di cittadini, essi possono essere cambiati in ogni momento e, quindi, il dovere di rispettarli e perseguirli si allenta nella coscienza comune».

One thought on “102. “Caritas in Veritate”. Il dovere della solidarietà”

  1. petrongari maria laura

    Condivido pienamente le considerazioni sui diritti e doveri e vorrei fare una ulteriore riflessione . Credo che è al concetto di persona che dobbiamo primariamente ed inevitabilmente guardare, la quale è il vero soggetto da cui ripartire per ricostruire un impianto di giusti diritti e di doveri a cui ancorare l’agire del singolo. Cioè penso che la cultura consumistica di oggi operi una persuasione occulta (ma neppure tanto) ceando ed enfatizzando falsi bisogni che non sono necessari mentre trascuri in zone d’ombra sempre più oscurate e marginalizzate i veri bisogni delle persone quelli cioè riferiti alla loro dignità umana che finiscono per essere ignorati e oltraggiati anche senza ottenere giustizia.Occorrerebbe pertanto educare le persone dovunque e con qualunque mezzo possibile a riconoscere l’esistenza di sè, del proprio io, come soggetto centro di responsabilità. C’è gente (anche cristiana) che sembra non sia stata educata alla conoscenza di sè come creatura responsabile chiamata dalla volontà di Dio a realizzare nel mondo un progetto di bene importante e determinante per il proprio destino futuro nel regno di Dio. Sono temi esistenziali e centrali da cui ciascuno dovrebbe ripartire per poi tessere nel tempo attorno alle ragioni della propria esistenza, le azioni della vita quotidiana e tutte le relazioni con il prossimo. Credo che ognuno,imparando a riconoscersi ed a guardarsi dentro come frutto unico dell’amore di Dio e ascoltando la propria coscienza, verrebbe così rifornito di strumenti di conoscenza utili per orientarsi sul piano dei veri diritti e dei doveri e potrebbe riscoprire il valore della responsabilità ( pur se scomodo) anche verso la collettività come cittadino. Bisognerebbe aiutare le persone a schermare la propria libertà che sta alla base delle scelte e delle rivendicazioni di presunti diritti che in realtà sono benefit e privilegi ottenuti a scapito delle persone realmente bisognose, difendendosi da contaminazioni culturali che portano alla deriva morale, economica e sociale.Chi non è interessato a sapere chi è e perchè sta al mondo o nella società e neppure prova a ragionare su questo , sul significato della propria vita, non può essere neppure in grado di gestire le proprie scelte con libertà perchè è condizionato e cade vittima di tutto e di tutti. La nostra società come è organizzata sta diventando una babele, un luogo senza bussola e senza la cognizione del tempo e dello spazio che sono dimensioni uniche ed irripetibili in materia ma dalle quali dipenderà il nostro destino futuro ( almeno questo è il sentimento che guida un credente). In conclusione penso che l’esercizio corretto dei diritti e dei doveri che comporta una grave responsabilità sia individuale che sociale potrebbe essere efficacemente preceduto da una educazione imprescindibile impartita alle persone incentrata sul rispetto di sè, a non svendersi, a non dissipare i propri talenti ed a impiegarli diligentemente per concorrere al proprio bene ed a quello della comunità in cui ciascuno vive.
    M.Laura Petrongari

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