Un’immagine non vale come mille parole

In questi giorni in rete è tutto un proliferare di selfie con l’hashtag. Tra gli scatti con un cartello in mano, ad esempio, si stanno moltiplicando quelli con l’etichetta #progettoterminillosi.

È segno che la contesa attorno al progetto di investimenti sul Terminillo continua a scaldare gli animi. Tra i favorevoli si riconoscono quanti vedono nel progetto l’opportunità di un rilancio della vita produttiva della montagna, soprattutto dal punto di vista del turismo invernale. I contrari sono preoccupati dall’impatto ambientale dell’operazione, e sollevano dubbi sulla capacità degli investimenti di produrre uno sviluppo proporzionato ai costi ecologici ed economici.

Va da sé che una dialettica basata sul “tutto tutto” o “niente niente” serve a poco. L’argomento è infatti complesso, non solo perché mette in gioco legittimi interessi, ma anche perché porta a galla un contrasto tra diverse aspirazioni e visioni – forse diverse culture – della montagna.

Fin’ora la discussione su “Terminillo stazione montana” è sembrata più una battaglia ideologica che culturale. In parte è stata combattuta a suon di numeri, previsioni e proiezioni di dati, nel tentativo di ciascuna parte di dare un fondamento “scientifico” alla propria visione.

Ma in questa situazione il disporsi sugli opposti fronti del “sì” e del “no” serve a poco. Potrebbe infatti risultare più utile uno sforzo per ricomporre la frattura, il desiderio di arrivare ad una sintesi piuttosto che ad uno scontro. Sarebbe un bene per tutti: anche perché le grandi opere procedono senza intoppi quando hanno attorno più consenso che malcontento. E delle divisioni nella base s’avvantaggia spesso chi cerca di imporre decisioni, non sempre sagge, dall’alto.

Insomma, la campagna di foto con l’hashtag in mano è certamente moderna ed efficace, ma forse non aiuta. Può essere funzionale alla prova di forza, a contare le teste nelle opposte fazioni, ma lì si ferma. Non sempre, infatti, un’immagine vale mille parole, e raramente può sostituire il ragionamento, anche se è senz’altro più facile scattare una foto che intavolare il dialogo.