Chiesa di Rieti

Un impegno per tutti gli uomini di buona volontà

Giovanni Paolo II non ebbe paura di chiamare a raccolta tutti gli uomini di buona volontà, consapevole che solo un paziente lavoro di educazione delle coscienze e dell’opinione pubblica, rende avvertiti delle ricadute mondiali e personali di certi processi economici

A cinque anni dalla pubblicazione dell’enciclica papale Laudato si‘, la sua recezione è tutt’altro che acquisita, sia dentro che fuori la Chiesa.

Una considerazione fatta ieri sera dal vescovo Domenico, dopo l’ormai consueto appuntamento con il rosario delle 21.

«Il rischio è di ridurla ad una sorta di manifesto verde che chiede un assenso, mentre ciò che sta a cuore dell’ecologia integrale è una chiamata in causa. Ogni cambiamento infatti nasce sempre dalla coscienza dei singoli che si sentono interpellati personalmente a porre azioni che elimentino una diversa prospettiva».

«Dunque, ciò che è urgente è far crescere delle comunità che a partire dal basso modifichino abitudini, prassi, comportanti. È da questa persuasione che è nata l’iniziativa delle Comunità Laudato si’, che a due anni dal varo in Italia ormai sono circa una sessantina».

«Del resto, è lo stesso papa Francesco, nell’ultimo capitolo dell’enciclica, che scrive: Molte cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare: manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Questa consapevolezza di base permetterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita: emerge così una grande sfida culturale, spirituale, educativa che implicherà processi di rigenerazione».

«Chi all’avvicinarsi del 2000 aveva chiaramente indicato la necessità di governare la globalizzazione e di non lasciarsi incantare da un progresso solo quantitativo era stato san Giovanni Paolo II, di cui oggi ricorre il centenario della nascita. Karol Wojtyla, soprattutto nella Sollicitudo rei socialis e poi nella Centesimus annus  non ebbe paura di chiamare a raccolta tutti gli uomini di buona volontà, e non solo i credenti, consapevole che solo un paziente lavoro di educazione delle coscienze e dell’opinione pubblica, rende avvertiti delle ricadute mondiali e personali di certi processi economici e convince della necessità di vigilare continuamente perché l’uomo è l’unico che non ha prezzo»

«Fare memoria di questo grande pastore contemporaneo significa continuare a lavorare per uno sviluppo per tutto l’uomo e per tutti gli uomini».