Terremoto: mons. Bertolone (Catanzaro-Squillace), “dopo il sisma la solidarietà non venga meno”

“I nostri occhi sono pieni delle immagini tremende che continuano a giungere dai luoghi colpiti dal terremoto del 24 agosto scorso. Strazio, dolore, morte sembrano aver preso il posto d’ogni altro sentimento, finanche della speranza, al punto che, come capita in queste tragedie in cui la sofferenza è tale da non poter essere compresa, il cristiano interpella Dio, sentendosi abbandonato da una natura che da madre diventa matrigna”.

È quanto scrive l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, in una lettera ai fedeli e ai parroci della diocesi dopo il sisma che ha coinvolto numerosi centri dell’Italia centrale. Il presule cita san Francesco, “povero tra i poveri” che coinsiderava la natura “sorella” e ad essa “si sentiva accomunato per discendenza dallo stesso Padre e dalla stessa Madre, invitando a prendersene cura, a non trascurarla e a non abusarne nella falsa convinzione che all’uomo tutto sia possibile. Oggi il mondo – si legge nella missiva diffusa oggi – ha bisogno di questa testimonianza. È questo il grido che risuona dalla croce: un grido di partecipazione, di solidarietà, di sacrificio per il male e la miseria dell’umanità. Per chi crede e per chi dubita”.
Mons. Bertolone invita tutti a essere “motore di speranza, insieme alle vostre comunità parrocchiali, come già avete iniziato a fare per stare concretamente vicini ai fratelli e alle sorelle dei paesi colpiti dal sisma: non manchino le preghiere e i momenti di riflessione. Tanti, con sobrietà, ma grande generosità di cuore, in base alle proprie possibilità, stanno cercando di recare conforto materiale alle centinaia di persone che non hanno più il loro tetto e sono ora ospitate nelle tende”. Oltre al contributo della Cei, le diocesi, la rete delle parrocchie, degli istituti religiosi e delle aggregazioni laicali sono – scrive – invitate a sostenere la colletta nazionale del 18 settembre prossimo, in concomitanza con il 26° Congresso eucaristico nazionale, come “frutto della carità che da esso deriva e di partecipazione di tutti ai bisogni concreti delle popolazioni colpite”. “Confido – conclude – che la solidarietà che ha sin qui caratterizzato la nostra terra, le nostre genti e la nostra Chiesa non venga meno, specialmente in questa dolorosa circostanza”.