Chiesa di Rieti

Resilienza e azione, senza ripiegarsi subendo gli avvenimenti

«Nonostante il disorientamento e il panico, è importante reagire a quel che sta accadendo, senza subire gli avvenimenti», ha detto il vescovo Domenico dopo il rosario di ieri sera. «Occorre dunque rimboccarsi le maniche, invece di limitarsi a rimpiangere il passato»

«In questo tempo sospeso è tornata alla ribalta una parola che avevamo già conosciuto durante il terremoto e cioè la parola resilienza», ha detto il vescovo Domenico dopo il rosario di domenica sera.

«Nonostante il disorientamento e il panico, infatti, è importante reagire a quel che sta accadendo, senza subire gli avvenimenti. A tal proposito ci sono almeno tre ingredienti che sono di aiuto a resistere: anzitutto, l’impegno come capacità di coinvolgimento. Di fronte al problema non ci si ripiega passivamente su di sé, ci si rimbocca le maniche e si cerca di portare il proprio contributo, sapendo che per qualcuno potrebbe essere importante. C’è chi fa il volontario alla mensa di santa Chiara, chi distribuisce pacchi viveri alla Caritas, alla Croce Rossa o in altre realtà di volontariato, chi si rende disponibile per qualche spazio da allestire, chi sta accanto ai malati».

«Poi c’è il controllo, cioè il prendere nelle proprie mani le redini della situazione nella convinzione di avere sempre un potere da esercitare, grande o piccolo non importa. Così i genitori hanno accresciuto la fatica di star dietro ai propri figli e di custodirli con particolare attenzione.
Infine c’è il gusto per la sfida, che consente di vivere le difficoltà come possibili opportunità a disposizione e non solo come una minaccia, impegnandosi in esse, invece di limitarsi a rimpiangere il tempo passato. Per chi si ostina a tornare con il pensiero a quel che c’era prima va detto che l’epidemia ha complicato la nostra vita, ma l’ha pure liberata da tante superfetazioni».

«Per farla breve – ha concluso monsignor Pompili – le conseguenze di un trauma come l’epidemia in corso sono certo alleviate dalla qualità delle relazioni. Ma su tutto da una cosa: l’orizzonte dei valori di riferimento. Infatti, chi ha un perché nella vita, può sopportare ogni come, come scrisse Nietzsche».