Quando l’industria fatica

La crisi dell’industria, le difficoltà di Ritel e Solsonica, il lavoro femminile che manca, la precarietà dell’occupazione giovanile. Le attività produttive di Rieti si trovano in una situazione di grave sofferenza.

Franco Camerini è segretario provinciale della Uil, settore metalmeccanico. È lui a spiegare com’è oggi la situazione del comparto industriale reatino. «Il comparto ha dei chiaro scuri. Direi al momento più scuri che chiari nel senso che pochissime aziende hanno una visibilità in questo territorio. In questo momento ci sono solo poche aziende che possono ritenersi ancora in piena efficienza e che stanno assumendo lavoratori anche se a tempo parziale. E questo è un segnale che fa ben sperare per un domani anche se, ripeto, ad oggi la situazione non è rosea».

Visti i numeri dei lavoratori in cassa integrazione sembra che la crisi attanagli la maggior parte delle aziende.

E infatti ci sono una o due aziende che marciano in senso contrario. Però non dobbiamo solo puntare il dito su quello che non va. C’è anche questa piccola ciliegina di aziende, vedi la Lombardini che hanno dentro lavoratori interinali e quindi offrono una prospettiva ottimistica, o anche la Baxter che va altrettanto bene anche se non fa parte del mio comparto. La Lombardini ha dentro una certa quantità di lavoro superiore agli assunti e quindi può anche chiamare altri lavoratori.

La situazione Ritel.

Ha subito uno stop anche se le dichiarazioni politiche dicono che si sta lavorando. Ciò che è certo è che i lavoratori sono in cassa integrazione dal primo gennaio e hanno percepito la cassa integrazione di marzo solo qualche giorno fa. Qualche famiglia comincia ad avere dei problemi a livello economico. Le casse integrazioni non vengono pagate a fine mese dall’azienda, ma dall’Inps e questo crea dei ritardi nei pagamenti. Ora siamo passati dalla cassa integrazione ordinaria a quella straordinaria per crisi firmata in Regione qualche tempo fa. Ma anche questa richiederà del tempo. Fortunatamente la Provincia si è impegnata per far avere un anticipo.

Perché non si sblocca la vicenda Ritel?

La situazione è ferma, mancano gli atti formali per questa storia. Manca un documento concreto. Abbiamo chiesto anche un incontro al consiglio dei ministri dove la vertenza è stata spostata dalle attività produttive, stiamo aspettando per capire a che punto siamo visto che nessuno ci dice niente. Il sindaco non riesce a mettere sul tavolo il suo punto di vista perché non gliene viene data la possibilità.

Parliamo di Solsonica e del comparto dei pannelli solari…

La Solsonica aveva ingranato bene assumendo anche cinquanta somministrati visto che la produzione quadrava. Poi la mazzata del governo sugli incentivi ha portato ad uno stop per la produzione dei pannelli. Ora c’è una cassa integrazione a rotazione e finita questa l’azienda ha chiesto di chiudere il reparto delle celle dicendo che comprarle a Taiwan in dollari conviene più che produrle a Rieti. Questa è una strada pericolosa soprattutto per questo tipo di comparto perché un domani potrebbe riguardare anche altri settori.

Ovviamente l’esperienza quotidiana dei passeggeri con i mezzi è assai poco burocratica…

Tante volte si sente parlare del cattivo stato dei bus: pulizia, funzionalità dei finestrini, rigidità delle sospensioni, accessibilità da parte dei disabili, rumorosità, rientro dei fumi di scarico all’interno della vettura, cattivo funzionamento del riscaldamento, ecc. Certamente l’utenza ha tutto il diritto di lagnarsi, e l’interfaccia più vicina sono gli autisti. I passeggeri però rimangono sull’autobus mediamente per venti minuti. I conducenti, invece, trascorrono una parte significativa del loro tempo dentro i mezzi. È evidente che i disservizi denunciati dai cittadini incidono molto di più su chi guida. Finiscono velocemente per coinvolgerne anche la salute.

Alla Camera di Commercio è stato presentato il rapporto Unioncamere sul calo del lavoro nel reatino. Facciamo il punto.

Leggendo il rapporto 2010 e previsionale del 2011 per il Reatino, è come vedere un camposanto pieno di croci. A livello regionale siamo sempre gli ultimi. Le province intorno a noi crescono ad una velocità del 5%, noi scendiamo ad una velocità del 1,6%. Questa è la realtà che si sta verificando. Qualcuno pensa che questo tipo di male sia dovuto al fatto che molti lavoratori si sono spostati a L’Aquila o a Roma, ma comunque noi continuiamo a scendere. Il problema è che nessuno se ne preoccupa. Questo rapporto dovrebbe far sobbalzare qualcuno sulle sedie ed invece nulla. Non si può lasciare solo al sindacato il compito di affrontare questi problemi.

E gli altri?

La politica non si rende conto che la provincia va sempre più giù, che manca quello scatto d’orgoglio che ci vorrebbe per risollevarci. Non si riescono a difendere i posti di lavoro. Fermiamoci almeno qui non ne perdiamo altri, tiriamo una linea mettiamoci insieme per ripartire. Altrimenti alla fine ci troveremo con le spalle al muro.

C’è un’emorragia dei posti di lavoro.

La cosa grave è che chi ne paga maggiormente le conseguenze sono i giovani che non riescono a trovare un posto di lavoro e se lo trovano è mal pagato, vessato, ricattato perché tanto si sentono dire che se non gli va bene possono anche andarsene visto che altri dieci non aspettano altro che di prendere il loro posto. I nipoti vivono con le pensioni dei nonni. I giovani vogliono mandarli via da qui e alla fine non rimarrà più quell’humus fondamentale per non trasformarci in una società con la mentalità mediocre.

Le donne e il lavoro.

In questa provincia se ne parla poco, ma le donne stanno subendo la crisi più degli altri perché prima di tutto trovare un posto di lavoro è sempre stato un problema ed oggi è ancora peggio perché le grandi industrie indietreggiano e le donne hanno un doppio problema visto che anche i mariti stanno perdendo il posto di lavoro.

Parliamo di piccola industria. Le domando speranzosa come vadano le cose in questo settore.

La piccola industria che ha scelto una nicchia o un filone particolare riesce a sopravvivere. Se ci si è indirizzati verso un tipo di prodotto che va per la maggiore si riesce a stra in piedi sennò si chiude. Secondo l’istituto Tagliacarne si evince che nel nostro territorio, tra imprese aperte e chiuse siano in saldo negativo come d’altronde in tutti i valori e andiamo sempre più giù. Forse qualche problema c’è.

Sul problema del lavoro è intervenuto anche Benedetto XVI.

Il Papa nell’ultimo viaggio a Terni ha tenuto un discorso sulla dignità del lavoro e sulla precarietà. Oggi la chiesa si schiera apertamente su questo tipo di problema perché il lavoro ti dà dignità di essere persona e poter gestire la tua vita e quella della tua famiglia. Se una persona viene messa fuori dal percorso del lavoro sarà difficile che in questo contesto possa trovarne un altro. A volte se non c’è un lavoro con un reddito certo non c’è prospettiva né dignità ed è difficile anche mettere su una famiglia.