«Parole di Lucio»: Battisti al tempo di “Anima Latina”. Presentato a Poggio Bustone il libro di Renato Marengo

Il 15 ottobre presso la sala consiliare del Comune di Poggio Bustone è stato presentato il libro Parole di Lucio di Renato Marengo. Organizzata dal Premio Poggio Bustone, l’iniziativa ha visto presenti, oltre all’autore, Paolo Zefferi, giornalista esperto di musica e conduttore di ClassicRockOnAir, l’assessore alla cultura del comune di Poggio Bustone, Egidio Sabetta e due cantautori amici del Premio: Anonimo Italiano e Nico Maraja.

Renato Marengo è giornalista, scrittore, autore e conduttore di numerosi programmi per radio e televisione, produttore. Il libro che ha presentato a Poggio Bustone ruota attorno alla sua storica intervista a Lucio Battisti, pubblicata nel 1974 dalla rivista «Ciao 2001», raccolta nei giorni in cui il cantautore stava finendo di registrare l’album Anima Latina.

Per capire l’importanza di quel dialogo bisogna calarsi nel clima musicale dell’epoca, con la netta divisione (di matrice politica) tra musica leggera e rock. Un genere, quest’ultimo, che veniva identificato quasi esclusivamente con la scena inglese e americana.

Ma quando si aveva a che fare con Battisti le cose erano anche più complicate: «il suo aspetto e il fatto che suonasse sempre musica leggera, distraevano dalla sua grandezza di compositore» ha spiegato Renato Marengo, confessando che «è stato strepitoso conoscerlo come musicista».

Una vera e propria scoperta, perché i media, interessati al personaggio Battisti più che alle sue opere, non facevano altro che distogliere l’attenzione dalla pura musica.

Dietro all’intervista c’è insomma una vera illuminazione personale. Marengo era andato allo studio di Lucio e Mogol, «la migliore sala di registrazione allora in Italia», per incidere il secondo album di Tony Esposito, di cui era produttore. Salvo poi ritrovarsi in sala proprio il cantautore di Poggio Bustone, impegnato con le fasi finali del suo ultimo disco. «Venni travolto da qualcosa di straordinario» dice in proposito Marengo. Da quel momento iniziano cinque straordinari giorni, dettagliatamente raccontati nel libro.

Marengo si ‘ricorda’, per così dire, di essere un giornalista e strappa a Battisti quella che resterà una delle sue pochissime interviste. Le uniche condizioni furono che si parlasse solo di musica e che Lucio potesse leggere il testo prima della pubblicazione, ma per l’entusiasta giornalista di «Ciao2001» non fu certo un problema.

Bisogna aggiungere la rivista era una sorta di Bibbia del rock del tempo. E forse che ancora più incredibili sono state le conseguenze di quelle chiacchierate. Innanzitutto perché «Ciao2001» vendette mezzo milione di copie, contro le 70 mila consuete. Ma soprattutto perché cambiò l’opinione che critici e ‘rockettari’ avevano delle capacità del cantautore: «sono passato da persona prevenuta ad ammiratore» sottolinea Marengo, che si azzarda ad avvicinare le capacità di Lucio Battisti a quelle di Frank Zappa. «Ho scoperto un Battisti musicalmete colto e preparato. Ne sapeva più di me» ammette.

Per capire la storia e il talento di Lucio le chiavi di lettura sono due. Prima di tutto l’infanzia e gli inizi a Poggio Bustone, sempre presente nei suoi pensieri, ci conferma Marengo. La seconda è il blues. In quello stesso anno usciva Irish tour ‘74 di Rory Gallagher, una pietra miliare del genere. A detta degli esperti Anima Latina era paragonabile solo a quell’album.

Al termine della presentazione si è dato spazio a domande e interventi. Si è parlato anche della ‘seconda vita’ di Battisti, quella i testi di Pasquale Panella, nella quale Lucio sembra prendere le distanze dai lavori firmati con Mogol. «Come Picasso nella pittura, sentì esigenza di osare con pezzi sperimentali» ha precisato Zefferi: «siamo talmente innamorati della prima stagione con Mogol da non capire questa, ma credo che in futuro verrà riscoperta».

Prima di concludere con un ricco buffet, Nico Maraja ha intonato (tastiera e voce) La collina dei ciliegi di Battisti e il suo brano Buco in testa.

Nel libro ci sono molti contributi e testimonianze dei protagonisti, un saggio dedicato ad Anima Latina del musicologo Gianfranco Salvatore e soprattutto la ricostruzione del contesto e degli effetti di quella che non possiamo che definire una piccola rivoluzione. Una delle tante compiute dal grande musicista di Poggio Bustone.