Nel mondo di Santa Barbara

Come ogni anno con l’avvicinarsi del 4 dicembre tornano i festeggiamenti di “Santa Barbara nel mondo”, la rassegna di eventi culturali, artistici e folklorici che accompagna la festa della patrona di Rieti, su iniziativa dell’omonima associazione capitanata da Pino Strinati col contributo di Diocesi, Comune e Vigili del fuoco. Una prima parte della manifestazione, che ha preso il via a metà novembre, si è già svolta tra Rieti, Scandriglia e Roma. Ma i l cartellone è ancora ricco, e per orizzontarci un po’ meglio abbiamo fatto due chiacchiere con Pino Strinati.

Pino, Santa Barbara nel mondo cresce ogni anno. Per questa edizione è stato addirittura necessario dividere in due parti distinte il programma. Per qualcuno è esagerato…

Sbagliano. Noi abbiamo come patrona della città una grande santa universale. Raccoglie devozione in tutto il mondo ed è la patrona di tantissime categorie di lavoratori. In Sabina, a Scandriglia, è il luogo del martirio; in Cattedrale conserviamo le spoglie. Abbiamo l’onore di avere una santa universale, ed allora teniamo dietro all’onere di fare una grande festa coinvolgendo tutti.

È un proposito che richiede un notevole impegno…

Proviamo a tenere coerente una impostazione di fondo cercando di intrecciare diverse cose. Intanto vogliamo dare valore e visibilità alla cultura locale: le bande, i cori e le arti in genere sono le benvenute. Poi abbiamo istituito una serie di premi per veicolare valori universali. Sono riconoscimenti a carattere nazionale e internazionale, attraverso i quali si premiamo testimonianze personali o produzioni artistiche che portano il segno del sacrificio, del coraggio, della coerenza a principi positivi nei vari campi dell’attività umana. Nella politica, nella cultura, nel lavoro, ancora oggi ci sono uomini e donne capaci nei quali si può riconoscere il sacrificio di sé per qualcosa di più grande. Questa in fondo che è l’essenza stessa del martirio di Barbara. Con questo spirito proponiamo i convegni, i libri, i film e i concerti del nostro cartellone.

Sorvoliamo sui dettagli del cartellone. Ti faccio invece una domanda forse un po’ scomoda. Come è possibile che questa santa, di cui in fondo si sa poco e niente, riesca ancora a risuonare attuale nel disincantato panorama contemporaneo?

È vero che forse l’agiografia è ridotta, ma le fonti sono molto coerenti. Al di là di testimonianze tangibili, la devozione forte e antica alla santa rimuove ogni dubbio sulla realtà della sua storia. Quanto al legame con il mondo contemporaneo, forse si trova tutto nel coraggio di testimoniare il dovere gettando il cuore oltre il senso del pericolo. Non a caso appena scoperta la polvere da sparo si è pensato a lei come patrona. E lo stesso vale per le tante professioni che hanno a che fare con il rischio della propria incolumità personale. Il mondo continua ad essere un luogo pericoloso, nel quale testimoniare i valori della fede e della giustizia costa ancora molto.

Quindi una santa che parla chiaramente anche alla dimensione civile…

Certo. Non a caso la nostra attenzione per i cosidetti martiri “civili” o “laici” è sempre stata alta. Quest’anno stiamo approfondendo la figura di Enrico Mattei. È stata una figura straordinaria di cattolico, di partigiano, di industriale, di uomo dello Stato. Ha avuto meriti altissimi nello sviluppo italiano del dopoguerra; il suo lavoro per l’Eni lo dimostrò capace di coniugare gli interessi geopolitici nazionali con un coerente sviluppo di civiltà. Fu probabilmente ucciso perché stava diventando un concorrente pericoloso per le così dette “sette sorelle” del petrolio. In altro modo, in altra forma, porta l’eco del sacrificio di Barbara. Solo che per lui la dimensione era quella civile, un tenere fede agli interessi nazionali. Per inciso Mattei era devotissimo a Santa Barbara. La volle protettrice dei lavoratori addetti all’estrazione del metano e del petrolio. Nel cuore dell’Eni fece costruire una chiesa bellissima dedicata proprio alla nostra Patrona.

Cosa manca ai festeggiamenti patronali della città di oggi?

C’è una cosa che andrebbe assolutamente fatta: riportare la fiera nel centro storico. Oggi non ha senso chiamare fiera di Santa Barbara quella ammucchiata di bancarelle messa fuori città. Ci vorrebbe una migliore pianificazione sia dei luoghi che dei generi. E poi riportare la fiera in centro vorrebbe dire anche avvicinare di nuovo il momento urbano, civile, magari anche commerciale dell’occasione, con un più facile invito a visitare la Cattedrale e le reliquie della santa per un momento di raccoglimento e devozione.