Mons. Lorenzo Chiarinelli è tornato alla casa del Padre, lasciando un grande vuoto non solo nel mondo cattolico, dove ha operato con coraggio, con umiltà e con grande fede, ma soprattutto nella provincia di Rieti dove è stato un punto di riferimento culturale e sociale per alcune generazioni di giovani.
L’ho visto la prima volta dai banchi del liceo come professore di religione, quando con la sua cultura, con la sua semplicità e la sua disponibilità affascinava tutti gli alunni, che lo ascoltavano in silenzio e con attenzione come se si trattasse del professore di latino e greco oppure di matematica e fisica.
Don Lorenzo, così lo abbiamo sempre chiamato, giovanissimo prete con i capelli folti a spazzola, corti e nerissimi, che ha sempre conservato intatti salvo che nel colore, a prima vista sembrava un coetaneo con cui passare un’ora di ricreazione, poi captava subito la tua attenzione e la tua fiducia.
Anche dopo il periodo scolastico continuava ad essere un punto di riferimento e gli ex alunni lo invitavano ai simposi organizzati dalle varie classi anche a distanza di 50 anni e lui non faceva mai mancare la sua presenza, la sua disponibilità e l’occasione di dare insegnamenti da pastore e maestro.
Ho conservato con lui sempre un rapporto di amicizia ed anche dopo la sua nomina a vescovo, quando qualche volta ci incontravamo, mi chiamava per nome e ci teneva a salutarmi e a presentarmi come suo ex alunno.
Abbiamo ripreso a frequentarci quando è tornato a Rieti, dopo le dimissioni da vescovo di Viterbo, mi incoraggiava a proseguire con le attività dell’associazione “L’Albero delle Farfalle” e si informava sui ragazzi diversamente abili della nostra ludoteca e seguiva le varie iniziative che portavano avanti.
Ha promosso per la nostra associazione anche il convegno “La vita e Oltre…” che ha introdotto con una dotta e spirituale relazione dal titolo: “Una vita per sempre”.
Grazie don Lorenzo, la tua vita sarà per sempre.