La luce del Concilio

Il 6 gennaio 1962 Giovanni XXIII chiedeva ai sacerdoti di pregare per l’assemblea ecumenica.

2012 sotto il segno del Concilio. Nel ricordo della grande assemblea ecumenica apertasi l’11 ottobre del 1962 per la quale in quest’anno del cinquantenario si preannuncia (e già se ne vede l’inizio) tutta una serie di momenti rievocativi attraverso dibattiti, convegni, conferenze, pubblicazioni, articoli e consuntivi degli effetti prodotti dalle decisioni conciliari che ancora oggi, a cinquanta anni di distanza, segnano la vita e la dottrina della Chiesa. Non meno interessante il ricordo delle tappe che scandirono il cammino di avvicinamento all’evento, a incominciare dal primo storico annuncio di Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 nella basilica di San Paolo fuori le Mura.

Agli inizi del 1962, quando il lavoro delle undici commissioni preparatorie volgeva ormai al termine (ma non quello della macchina organizzatrice) e dopo che il giorno di Natale aveva convocato ufficialmente il Vaticano II con la bolla Humanae salutis, papa Giovanni nella solennità dell’Epifania indirizza ai sacerdoti di tutto il mondo l’esortazione apostolica Sacrae laudis invitandoli a recitare l’Ufficio Divino (l’attuale Liturgia delle Ore) per la buona riuscita del Concilio. «La prima forma di cooperazione per il successo che ci auguriamo è la preghiera», scrive Roncalli, «soprattutto la preghiera sacerdotale, che conferisce fervore e nuovo slancio all’elevazione di tutto il popolo cristiano».

Il Papa, che più volte in precedenza aveva definito il Concilio una novella Pentecoste, per il ruolo di protagonista assoluto riconosciuto allo Spirito Santo, nella ricorrenza di quel 6 gennaio di cinquanta anni fa paragona l’assise ecumenica a «una vera e propria nuova Epifania», con i padri conciliari che, come i Re Magi, rendono un atto di culto al divino Fondatore della Chiesa. Oltre alla recita quotidiana del Breviario per il buon esito del Concilio, Giovanni XXIII esorta i sacerdoti ad offrire (ed esercitare) con la medesima intenzione gli stessi doni recati a Gesù dai Magi, secondo il profondo significato simbolico da essi rappresentato: l’oro, la carità; l’incenso, la preghiera; la mirra, la mortificazione. In questa logica si pongono l’enciclica Paenitentiam agere e la lettera “Il Tempio massimo” (indirizzata alle religiose) che il Papa firmerà nel corso del 1962, rispettivamente il 1° luglio e il 2 luglio, nelle quali si ribadisce la necessità della preghiera e della penitenza.