Chiesa di Rieti

La comunità della Fraterna Domus di Sacrofano in visita a Rieti

Hanno voluto fare una puntatina anche a Rieti, i collaboratori, amici e volontari della Fraterna Domus di Sacrofano, giunti come sempre alla struttura sulla Flaminia per passarvi il Capodanno, pregare a Roma sulla tomba degli Apostoli e partecipare all’Angelus del Papa.

Hanno voluto fare una puntatina anche a Rieti, i collaboratori, amici e volontari della Fraterna Domus di Sacrofano, giunti come sempre alla struttura sulla Flaminia per passarvi il Capodanno, pregare a Roma sulla tomba degli Apostoli e partecipare all’Angelus del Papa.

Una realtà, quella della casa di accoglienza e di spiritualità di Sacrofano e della rete di volontariato che le ruota attorno, che ha un legame particolare con la Chiesa reatina, nel cui clero ha vissuto per un periodo il fondatore, l’indimenticato don Francesco Bisinella, e l’amico di sempre don Luigi Bardotti, che è a lui succeduto come assistente spirituale dell’istituzione. Lo ha ricordato la responsabile delle consacrate della Fraterna Domus, sorella Maria Teresa Scannavaccia, nel saluto rivolto all’inizio della Messa che il gruppo, composto da molte persone e famiglie giunte dal nord Italia, in particolare dal Veneto, ha celebrato nella chiesa di San Domenico. Luogo particolarmente legato alla memoria di monsignor Bardotti, che accolto i partecipanti per l’eucaristia presieduta dal vescovo Domenico Pompili e concelebrata dai sacerdoti che accompagnavano il gruppo, don Oscar Cabrera, attuale cappellano della comunità, e don Marco Simbola, che collabora con la Fraterna Domus, insieme a don Luca Scolari della Fraternità della Trasfigurazione del Terminillo su cui le sorelle e i volontari spesso contano per le attività formative.

La giornata reatina ha visto il numeroso gruppo in visita alla terra francescana e alle esposizioni della “Valle del primo presepe”. Proprio al senso di quel primo presepe realizzato a Greccio da san Francesco nel Natale 1223 ha fatto riferimento il vescovo nella sua omelia, citando il racconto del Celano su quella memorabile notte in cui il santo volle «vedere con gli occhi del corpo i disagi» del Bambino di Betlemme.

Un messaggio, da questo presepe ridotto all’essenziale (solo una greppia, l’asino e il bue), ancora attuale, ha sottolineato Pompili: «Da qui può nascere non tanto un nuovo Natale, ma un Natale nuovo».

Quel voler “vedere” di Francesco, «non accontentarsi del racconto degli altri» ci fa cogliere, per don Domenico, «lo sforzo di questo piccolo uomo» che in tempi difficili ha risvegliato una Chiesa allontanatasi dall’autenticità del Vangelo e una società divisa, affermando quella forza dell’individualità che anche noi abbiamo perso in una tendenza alla massificazione: «Oggi più che Dio è in crisi il nostro io, troppo risucchiato dalla massa: abbiamo perduto il nostro io, non il nostro ego a volte spropositato», per cui il santo ci insegna quanto importante sia «l’affezione verso di sé».
Anche la scelta della greppia e del fieno contengono un forte insegnamento. «La mangiatoia, senza scomodare Jung, rimanda al grembo della vita e il fieno al grano e dunque al pane. Sembra niente e invece è l’essenziale. Bisogna tornare a distinguere quello che è necessario da quello che è accessorio. Siamo stregati dal superfluo che ci deprime e ci fa sentire giù, ma l’essenziale ci sfugge».

E poi l’asino e il bue, gli unici personaggi “viventi” di quella natività ricreata dal Poverello nella grotta di Greccio: un evidente riferimento al profeta Isaia che scrive “persino il bue riconosce il suo padrone e l’asilo la greppia del suo padrone, ma Israele non mi ha riconosciuto”. Anche noi, come l’antico popolo d’Israele, «abbiamo smarrito il senso della nostra origine e del nostro destino. Non resta che inginocchiarsi allora davanti al Bambino, stare vicino al presepio diventa per tutti noi un’occasione per riscoprire il nostro io e l’essenziale della nostra vita».

All’offertorio è stato consegnato al vescovo un dono da parte del gruppo: un’offerta che, ha detto poi monsignore, verrà destinata all’acquisto di sedie per uno dei centri di comunità dell’area terremotata di Accumoli.