L’intervista con il vescovo Domenico per la radio polacca eM 107,6 FM della Arcidiocesi di Katowice

L’intervista con il vescovo Domenico Pompili per la radio polacca eM 107,6 FM della Arcidiocesi di Katowice, registrata il 9 settembre 2016

Don Rafał Skitek: Eccelenza, abbiamo ascoltato durante questa messa le parole sulle pietre vive, che mi hanno colpito nel contesto della grande tragedia che si è abbatuta sulla vostra diocesi, dove lavora anche un nostro prete diocesano e nostro amico, il parroco di Accumoli don Cristoforo. Queste parole ci fanno pensare alla Chiesa viva che Cristo unisce, come giustamente ha detto lei, alle persone che hanno perso la vita: in Cristo noi diventiamo una vera Chiesa anche se perdiamo la vita. Sta sperimentando anche lei, che è pastore di questa diocesi da un anno, questo senso di Chiesa alla luce del trauma del terremoto?

Mons. Domenico: Certo. È un momento particolare, sicuramente di grande emozione a causa della tragedia, ma anche un momento nel quale occorre far leva sulle nostre risorse più profonde. I momenti di crisi possono essere anche momenti di crescita se sappiamo affrontarli. Qui c’è da affrontare inanzitutto il dolore delle persone che hanno perso tutto, specialmente i legami più profondi dal punto di vista affettivo. Come Chiesa cerchiamo di stare accanto, così come continua a fare don Cristoforo, nonostante anch’egli sia stato coinvolto personalmente. È lì, accanto alle persone a lui affidate, e credo che la sua sia la forma più bella e anche più credibile di condivisione di questo dramma.

RS: Durante la messa lei ha detto che la Chiesa è antisismica. È una metafora forte e anche molto importante, secondo me. Che cosa devono fare la Chiesa reatina e quella universale per percepire realmente che la Chiesa è antisismica e che le scosse, per quanto violente, non la cambieranno né la distruggeranno mai? Certo, soffriamo tanto, il che sembra ingenerare una contraddizione tra noste emozioni e il senso della fede, che in Cristo ci permette di andare avanti. Cosa pensa Lei delle difficoltà che adesso dovete affrontare? Com’è possibile andare avanti?

Mons. Domenico: Penso che la tenuta della Chiesa sia legata, appunto, al suo rapporto con Gesù Cristo, che è la pietra angolare grazie alla quale le pareti si tengono unite. Ma la Chiesa poggia anche sui cristiani, sulla loro coesione come pietre vive. L’altra condizione perché la Chiesa regga l’urto anche di questi eventi così drammatici è l’unità tra le persone: presbiteri, vescovo, laici, pastori, uomini, donne, giovani, adulti. Si tratta di rinforzare questa solidità che nasce dall’unità: un’unità che spesso, in tempi tranquilli e distesi, non coltiviamo, perché ognuno va un po’ per propio conto, senza badare all’insieme. È inoltre necessario che le fondamenta siano solide. Le fondamenta sono date da una vita vissuta nel segno della testimonianza: ciò che farà la differenza sarà, appunto, il modo in cui sapremo dare al Vangelo piedi, cuore e mente in queste difficili emergenze. Ecco, mettendo insieme questi tre elementi – il legame con Gesù Cristo, l’unità tra di noi e la testimonianza credibile –, penso che la Chiesa reggerà l’urto di questo sisma.

RS: Ci troviamo ora nel centro della diocesi, la chiesa madre, la Cattedrale. Oggi si festeggia l’anniversario della sua Dedicazione. Lei, come vescovo, è un padre della Chiesa locale, quindi percepisce questo legame con la diocesi anche in termini “famigliari”. Ciò la porta a sperimentare un mix di sentimenti diversi: la gioia, la tristezza…

Mons. Domenico: La festa odierna risultà inevitabilmente segnata dal dramma di Amatrice e di Accumoli, per cui anch’io mi sento un po’ a disagio, perché per un verso ho a cuore queste celebrazioni, questi appuntamenti, ma per un altro vorrei certamente essere altrove per stare accanto a chi ne ha bisogno. Credo però che il modo più semplice e concreto per stare accanto alle persone sia anche dare vigore all’azione della Chiesa, alla sua capacità di essere vicino a tutte le situazioni di bisogno. Ritengo dunque che anche questa festa della Dedicazione, benché segnata dal dolore, possa aiutarci a riflettere più approfonditamente sulle circostanze odierne.

RS: Sappiamo che Lei era a Lourdes la notte del terremoto e che ha subito reagito, lasciando tutto e tornando qui in diocesi. Anche il nostro arcivescovo ha chiamato immdiatamente don Cristoforo. Che cosa possiamo fare come Chiesa universale? La Chiesa di Katowice ha promosso una raccolta di aiuti in denaro per aiutarvi. Ma sicuramente sarà opportuno anche pregare…

Mons. Domenico: Esattamente. L’unità nella preghiera di fronte a questo tragico evento, oltre alla collaborazione che ci state offrendo in molteplici forme (incluso la vicinanza ai sacerdoti delle zone interessate dal sisma), sono fondamentali, ma credo che la cosa più importante sia, nel medio e lungo periodo, continuare ad avere verso questo territorio un’attenzione speciale. Ovviamente vi siamo grati per tutto quello che avete fatto, che state facendo e che farete.

RS: Grazie, Eccelenza!

Mons. Domenico: Grazie a voi!