Il vescovo: «sacerdoti, diaconi e religiosi siano pronti a consolare»

Mons. Pompili: c’è un evidente bisogno di ricostruire le case e le chiese, di mettersi in movimento verso il prossimo, di «confessare la nostra speranza».

Si svolto oggi uno speciale incontro del vescovo Domenico con i sacerdoti, i diaconi e i religiosi della diocesi di Rieti. Un passaggio necessario per fare il punto sulla situazione dopo il terremoto e ragionare sulle cose da fare.

La mattinata è stata aperta della recita del rosario. Un momento di preghiera quanto mai necessario nel momento attuale. Quindi mons. Pompili ha chiamato a testimoniare i sacerdoti presenti nelle zone colpite dal sisma: don Paolo, don Giovanni, don Savino, don Cristoforo e don Fabio. Ciascuno ha riportato la propria personale esperienza, ringraziando il Signore per la protezione e raccontando le emozioni dei primi istanti, ma anche – dove possibile – i primi interventi in favore della popolazione.

Quindi ha preso la parola il vescovo, che ha esortato i sacerdoti a farsi ancora più vicini alla gente, ma anche a offrire un sostegno ai confratelli maggiormente compiti dal disastro. Un modo per avvicinare ulteriormente i territori che compongono la diocesi, anche nella prospettiva dell’imminente Incontro pastorale. I temi del Costruire, Camminare e Confessare, infatti, calzano pienamente alla situazione. C’è un evidente bisogno di ricostruire le case e le chiese, di mettersi in movimento verso il prossimo, di «confessare la nostra speranza».

«È il cuore delle persone il paese più devastato» ha precisato il vescovo: «Ci sono persone che hanno perduto i muri portanti della propria vita: i figli, i genitori, i nonni, la casa. Ma la Chiesa non è una onlus, la Protezione Civile o la Croce Rossa. A noi oggi spetta innanzitutto il compito di consolare, di essere accanto e ascoltare, di offrire una spalla su cui piangere».

Ma questo non esclude l’intervento pratico. Mons. Pompili ha ribadito la necessità di coordinare con la Caritas tutte le offerte di aiuto, evitando di esaurire nella fretta l’entusiasmo e la voglia di fare. Oggi la situazione vede un rapporto tra sfollati e soccorritori che è quasi uno a uno, ma presto gli uni e gli altri diminuiranno. Quello sarà il momento di farsi avanti, di rispondere ai bisogni, di non far spegnere i riflettori sulle aree di Accumoli e Amatrice.