Il vescovo nel giorno dell’Assunta: «Imparare da Maria la fiducia nella vita»

Il coraggio di mettercela tutta per far trionfare il bene, imparando da Maria e chiedendole aiuto. La capacità di non perdere mai la fiducia in colui che abbatte i potenti e compie cose grandi in quanti lo temono. Questo il succo della riflessione proposta il giorno dell’Assunta, dal vescovo Domenico, nelle celebrazioni eucaristiche da lui presiedute: al mattino al cimitero di Rieti, la sera al Terminillo.

Ai fedeli radunati nel Camposanto monumentale cittadino, in occasione della riapertura della chiesa dopo lavori di restauro, e a quanti partecipavano alla Messa vespertina nel Templum pacis terminillese dedicato a san Francesco, gremito di turisti, villeggianti e anche diversi reatini saliti sul monte per trascorrere la giornata ferragostana, monsignor Pompili ha rivolto l’invito a cogliere il senso della festività dell’Assunzione di Maria in cielo in anima e corpo: quella che, ha ricordato all’inizio della liturgia, nella tradizione orientale è chiamata la Dormitio Mariæ, cioè l’addormentarsi della Vergine dall’esistenza terrena per raggiungere in modo diretto e indolore la glorificazione in Dio.

Partendo dal brano dell’Apocalisse, proclamato come prima lettura della solennità, ha richiamato lo scontro tra la donna vestita di sole e l’enorme drago rosso: «uno scontro, all’apparenza impari. Da una parte questa donna, che rappresenta Israele, la Chiesa, Maria, dall’altra il drago, che rappresenta la forza del male, sia quello strutturale, le guerre, le violenze, gli scandali, sia quello personale, le ingiustizie, le mediocrità, la banalità».

Uno scontro, ha sottolineato il presule, che andando oltre la simbologia non va dimenticato che «è reale, ma ha un esito imprevisto: il bambino fugge verso il cielo e la donna fugge nel deserto. Questo è ciò che la fede crede: alla vittoria del bene, della vita, rispetto a quella del male e della morte». Una bella notizia, questa, «che va in controtendenza rispetto ai nostri retropensieri: noi non scommettiamo abitualmente sulla vittoria del bene, né tanto meno su quella della vita. Noi, anche se non lo diciamo in modo esplicito, siamo un po’ come rassegnati e fatalisticamente attendiamo il nostro giorno. Per questo la parola dell’Apocalisse deve suonare come imprevista, come un pensiero che ferisce alle spalle, ma di cui dobbiamo soppesare tutta la forza di provocazione».

Ad approfondire questo tema, il testo di san Paolo, nella seconda lettura della Messa, in cui l’apostolo «mette uno di fronte all’altro Adamo e Cristo: Adamo, cioè l’umanità lasciata a se stessa, che pretende di cavarsela da sé e in realtà poi sprofonda, e Cristo, che è invece la salvezza offerta a tutti noi, di cui la Vergine Maria è in qualche modo il primo segno efficace, perché lei è veramente la “terra del cielo”, lei che ha accolto nel suo grembo il Figlio di Dio è anche colei che mostra con il suo destino di essere aperta a Dio e perciò di essere definitivamente vincente nella vita».

Che cosa, in questo, può dunque insegnare la Madonna per la vita quotidiana? «Credo – ha detto il vescovo – che Maria ci aiuti a scuoterci da due questioni che spesso ci fanno del male: la prima è quella di dissimulare questo scontro tra il bene e il male, cioè di non prenderlo sul serio, perché ritenendoci incapaci di affrontarlo cerchiamo di metterlo sempre un po’ di lato, mentre invece dobbiamo a occhi aperti guardare a questa realtà, perché la vita è ogni giorno minacciata dal suo contrario, e ogni giorno ciascuno di noi nelle sue scelte decide se alimentare o meno la vita. Dissimulare questo scontro, in nome di questo atteggiamento falsamente tollerante per cui una cosa vale l’altra, ci porta senza che ne accorgiamo verso il fallimento. Dobbiamo reimparare a vivere questo scontro. In nome qualche volta di qualche eccesso di dialogo, dimentichiamo che la vita ha anche questi momenti duri ed esigenti. Allora è importante che questo scontro tra bene e male, tra la vita e la morte, non venga dissimulato».

E poi l’altro insegnamento della Vergine per l’oggi: «a non limitarci a imprecare contro i tempi che ci sono toccati… “che tempi!”, qualche volta esclamiamo, e così ci congediamo dall’affronto delle difficoltà. Ma a parte l’ovvia considerazione che questo tempo è l’unico che ci è stato assegnato, e perciò è il migliore che ci potesse essere donato, resta vero che come Maria ciascuno di noi può fare la differenza. Ma non a partire da chissà quali eroismi, ma a partire proprio dalla vita quotidiana, dove essa è ispirata dalla luce della fede».

Proprio questo, ha sottolineato don Domenico richiamando il brano evangelico della visita di Maria ad Elisabetta, è quanto mostra la giovane donna di Nazaret nel suo andare verso la cugina: «Mi colpisce di questo celebre racconto la normalità di questa fanciulla, che pure dentro ha una vicenda sicura straordinaria, vive però l’appello di aiuto della cugina, vive l’incontro faccia a faccia con Elisabetta e vive anche l’inno in cui manifesta la sua totale fiducia in Jahvè, che ha rovesciato i potenti dai troni. È questa sua fede così tenace e così luminosa ciò che ha permesso a Maria di attraversare la storia ed essere veramente per noi la “terra del cielo”, che ci dà a sperare. E credo che sia questo anche quello che dobbiamo chiedere a lei: di restituirci un pizzico della sua fiducia nella vita, nonostante ci sembri spesso questo scontro impari: ma lei ci può donare la forza di vivere nella quotidianità questa tensione, fiduciosa, che ci consente di attraversare anche il pericolo».

Per concludere, Pompili ha voluto lasciare una provocazione: «pensando ai nostri figli, la domanda che ci dobbiamo porre non è tanto quella che spesso circola, e cioè che mondo lasceremo ai nostri figli, ma piuttosto un’altra: che figli lasceremo al mondo? E cioè se dotati di questa fiducia elementare nella vita o se già rassegnati e fatalisticamente in attesa del peggio…».

2 thoughts on “Il vescovo nel giorno dell’Assunta: «Imparare da Maria la fiducia nella vita»”

  1. Daniela Fabri

    ce la stiamo mettendo tutta, ma se la mafia si lega alle persone senza morale, perfidi malfattori che si vendono per due canne e 30 denari, cosa possiamo fare?? Siamo nelle mani di stupratori, cocainomani, ladri, alcolizzati e falsi.

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