Il Mercoledì Santo, se non ci fosse stata l’epidemia in corso, avremmo celebrato la Messa Crismale, anticipando il Giovedì Santo, prologo del Triduo pasquale ma anche giorno dell’’Eucaristia e del sacerdozio.
«Permettetemi dunque – ha detto il vescovo Domenico al termine del rosario – di rivolgere un pensiero speciale ai preti. Preti è il diminutivo di presbiteri, il modo con cui il Nuovo Testamento identifica i pastori: non per dire che sono anziani, ma per rimarcare il fatto che vedono da lontano. E Dio sa quanto sia necessaria la lungimiranza in tempi in cui solitamente non andiamo oltre il nostro naso! I preti sono quelli che ci mettono la faccia ogni giorno, che stanno a contatto con la gente di cui recepiscono l’affetto, ma anche le paturnie. Per questo il prete è il terminale più sensibile delle attese, ma anche delle critiche di tutti, anche perché oggi è costume diffuso prendersela, a prescindere, da chi ricopre un ruolo».
«Ai preti dunque, che non amano molto i fronzoli, oggi va detto un grazie e formulato un augurio. Grazie per quello che fanno e soprattutto per la loro resistenza nel tempo».
Quante sono le vedove di mariti che credevano di aver sposato, diceva Oscar Wilde.
«Anche i preti vanno incontro a concenti delusioni e subiscono inevitabili metamorfosi, ma sono da ringraziare doppiamente, perché ciò nonostante non mollano, restano al loro posto, e si fidano più di Dio che di se stessi», ha proseguito monsignor Pompili.
«L’augurio è che il prete sia l’uomo dal cuore trafitto, non dal cuore spezzato: trafitto proprio come il cuore di Cristo che lascia venir fuori dal costato sangue e acqua. Ciò che fa di un prete non una vittima ma un guaritore trafitto è proprio la sua capacità di sublimare la sofferenza, la contrarietà, l’ingratitudine e la strumentalizzazione, per farne una prova d’amore».
Come disse in modo insuperabile sant’Agostino, soprattutto quando ci vuole tempo e pazienza: Sit amoris officium pascere dominicum gregem!
«E allora grazie e auguri a ciascuno dal più piccolo al più grande dei nostri preti».