Il Dom Bedos? Uno spreco tenerlo solo per noi!

È stata firmata ieri nella chiesa di San Domenico la convenzione tra la diocesi e il Pontificio istituto di musica sacra (Pims) per l’avvio di corsi d’organo di alto livello. È un caso unico: mai prima d’ora il Pims aveva concesso un corso al di fuori della sede centrale di Roma.

Un’altro risultato portato a casa dal Pontificio Organo Dom Bedos-Roubo “Benedetto XVI” che premia la tenacia del Comitato San Domenico, di mons. Luigi Bardotti e della Diocesi.

Per costruire l’imponente strumento, realizzato secondo la miglior tecnica francese del ‘700 sui progetti di Francois Dom Bedos e monsignor Roubo le Fils, occorsero quattro anni di lavoro. Fu inaugurato nel 2008 dal cardinale Tarcisio Bertone, allora Segretario di Stato, e intitolato al Pontefice regnante, appunto Benedetto XVI. E proprio il cardinale Bertone è tornato a Rieti per benedire questo patto stretto tra il vescovo, monsignor Delio Lucarelli e dal rettore del Pims, monsignor Vincenzo De Gregorio.

Si apre un nuovo capitolo per il Dom Bedos-Roubo e la chiesa di san Domenico, ma anche per la città. Diverrà sede di corsi, master, concerti e attività organizzate dal Pontificio istituto di musica sacra.

Un passo importante è anche il passaggio di proprietà dello strumento, dal Comitato alla Diocesi. «Stiamo parlando di una macchina unica al mondo, sarebbe uno spreco tenerla solo per noi» ci aveva spiegato monsignor Bardotti.

Anche l’accordo con il Pims va inteso proprio in questa prospettiva di apertura: «è una sorta di garanzia per il futuro, affinché la sua voce non resti mai muta, ma possa essere un veicolo di bellezza e di fede anche per le generazioni future».

È stato questo anche l’auspicio del vescovo Lucarelli al termine della cerimonia: «di fronte alla nostra coscienza, prendiamo l’impegno di fare in modo che questo bene, che in tanti hanno collaborato a costruire, diventi patrimonio non solo della nostra realtà, ma anche di tanti giovani del mondo intero»