Chiesa di Rieti

Il bene comune richiede a ciascuno di preoccuparsi di come va il mondo

È stata l’immagine di Pilato che si lava le mani a ispirare la riflessione del vescovo Domenico in una Domenica delle Palme silenziosa e insolita

È stata l’immagine di Pilato che si lava le mani a ispirare la riflessione del vescovo Domenico in una Domenica delle Palme silenziosa e insolita. E non solo perché a causa del coronavirus, il gesto fa parte dei consigli ricorrenti per la prevenzione: nell’economia del racconto evangelico, l’azione del governatore è l’immagine di chi non vuole o non può schierarsi. Schiacciato tra Gesù da un lato il popolo dall’altro, Pilato «diventa metafora di chi non è né carne né pesce, di chi lascia andare le cose, di chi, insomma, si fa gli affari propri». Un vizio comune a tanti, «che evitano accuratamente di prendere posizione». Senza collocarsi mai «né di qua, né di là» si rischia però di «procedere senza orientamento, sballottati dalle urgenze o dalle convenienze». E «ciò che spegne l’anima è proprio l’oblio rispetto al bene e al male: quando Gesù e Barabba diventano equivalenti o comunque indifferenti, tutto è possibile». Anche quello che sembra impossibile, o altamente improbabile. E come ammoniva Zygmunt Bauman, «nessuna catastrofe colpisce tanto duramente come quelle ritenute altamente improbabili».

Nel momento in cui Pilato sembra voler lasciare andare le cose al loro destino, assume dunque un «atteggiamento rinunciatario», lo stesso che anche oggi si manifesta in tante forme. «Una delle più perniciose – ha sottolineato il vescovo – è la burocrazia», nel senso di «attenersi a quel che ha scritto senza dialogare e senza rischiare». Il riferimento esplicito è allo stallo che ha fatto seguito al terremoto, nel quale la burocrazia gioca il ruolo di chi «non si lascia coinvolgere, con il risultato che tutto inesorabilmente si blocca».

Un altra chiave di lettura, fa di Pilato il campione di chi delega, di chi cioè non sta a «preoccuparsi di come va il mondo», preferendo «appaltarlo ad altri». Il contrario di quell’I Care scelto come motto da don Lorenzo Milani per i suoi piccoli studenti a Barbiana, indicato da mons Pompili in alternativa, perché

Se la nostra generazione non ritrova la passione per il bene comune, sarà inevitabilmente sottoposta a sottostare a dei mali comuni, di fronte ai quali sarà difficile reagire.

Non è mai una buona idea quella di lasciar correre o, come Pilato, «farsi gli affari propri». Sembra una massima ispirata al buon senso, se non fosse che ci stiamo sempre più rendendo conto di come «tutto è connesso», e dunque di come «nessuno può pensare di cavarsela da solo». Occorre prendere posizione, anche se questa, talvolta, «non è né sicura, né conveniente, né popolare, ma – sono parole di Martin Luther King – bisogna prenderla, perché è giusta».

«Davanti al giusto che Gesù – ha concluso il vescovo – è ormai impossibile fare come Pilato, quel giorno, in quella sperduta provincia dell’Impero Romano».