Gli immigrati: risorsa e problema

Gli immigrati: alcuni ritengono che siano una risorsa, altri che costituiscano un problema. Secondo quale dei due aspetti si focalizza ne derivano atteggiamenti diametralmente opposti; benevoli i primi, ostili i secondi.

Alcuni decenni fa, quando le prime carrette di mare riuscivano a raggiungere qualche costa nascosta del nostro Paese, sfuggendo agli scarsi controlli da parte della vigilanza costiera, qualche raro ben pensante profetizzò: “Questa gente va aiutata nelle loro terre se non vogliamo che invadano il nostro Paese”.

Saggia opinione, ma che pochi prendono in seria considerazione. Perciò, finché gli abitanti di quei Paesi, per sfuggire alla fame, a morte sicura a causa delle guerre, (volute dai paesi ricchi del Nord per i loro foschi interessi economici), ai disastri provocati dagli sconvolgimenti climatici, saranno costretti a cercare, per sopravvivere, un rifugio in altre terre, nessun provvedimento – neppure le minacciate cannonate – riuscirà ad arrestarli.

Barconi, quindi, stracarichi di disperati, sbarcheranno ancora per molti anni nelle nostre coste, ponendo certamente dei seri problemi alla collettività. Molte benemerite istituzioni civili sono impegnate nel promuovere l’accoglienza e l’inserimento degli immigrati nel nostro tessuto sociale, e la Chiesa in prima linea con tutti gli strumenti a sua disposizione qui tra noi; specialmente con la Caritas e la Fondazione Migrantes riesce a soccorrere molti di questi sventurati.

Ciò nonostante questi mezzi sono paragonabili al 118 della Sanità, indispensabile, ma che non risolve il male alla radice. La Chiesa ha un’altra Istituzione – le Missioni – più efficace, sul posto, dove i miserabili vivono, e dove sacerdoti, religiosi e tanti laici, condividendo la loro disperata situazione, spesso rischiando la vita (i numerosi martiri dei nostri giorni lo dimostrano), cercano di portare un minimo di vita dignitosa.

Dagli altri Organismi, nazionali e internazionali, qualcosa si muove; ma spesso si moltiplicano conferenze, solenni dichiarazioni con impegni più delle volte disattesi.

I governi dei Paesi occidentali praticano verso i Paesi poveri (ma ricchi di materie prime di cui hanno bisogno), principi economici – liberismo assoluto, capitalismo selvaggio, il profitto come unico criterio – che, uniti a una dilagante corruzione, perpetuano la situazione di miseria di quei paesi.

Un sussulto di gioia hanno provocato le manifestazioni dei giovani in Algeria, Tunisia, Egitto, Libia, Siria che si ribellavano per “il pane” e la “libertà”; contro crudeli dittature decennali, le quali dai governi occidentali hanno avuto appoggio, spesso con la corruzione, per meri interessi economici.

Peccato che pacifici movimenti siano stravolti da minoranze estremiste, manovrate da chi?