Giugno Antoniano Reatino: l’omelia del Vescovo

Omelia del Vescovo di Rieti, Delio Lucarelli, durante la celebrazione eucaristica del 29 giugno nella chiesa di San Francesco a Rieti.

Oggi la Chiesa universale celebra la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. A Roma è festa grande, perché essi sono i patroni dell’Urbe, e perché a Roma vi è la Sede di Pietro, del successore del Primo fra gli Apostoli.

Per noi è festa doppia, per la conclusione dei festeggiamenti antoniani. Vorrei conversare con voi mettendo a confronto queste figure, di Pietro e Paolo, così come suggerisce il Prefazio che proclamerò prima della consacrazione.

Pietro confessò la fede in Cristo, Paolo illuminò le profondità del mistero. Pietro costituì la prima comunità con i giusti di Israele, Paolo annunziò la salvezza  a tutte le genti.

Vi propongo un accostamento, forse un po’ azzardato, con Francesco e Antonio. Francesco alter Christus, Antonio teologo e grande predicatore. Francesco costituì la prima comunità di frati, Antonio li istruì per un annunzio profondo e incisivo.

Pietro e Paolo, Francesco e Antonio. Non figure contrapposte e alternative, ma complementari e amiche. Personalità diverse, con sensibilità differenti, ma unite da uno stesso scopo, affiatate dallo stesso amore, per Cristo e la Chiesa.

Hanno avuto funzioni diverse, hanno svolto ruoli apparentemente opposti, ma hanno saputo trovare il punto di armonia, incastonandosi quasi l’uno nell’altro, per dire a tutti noi che la diversità non è conflitto, non è opposizione,  ma possibilità di dialogo.

Carissimi fratelli e sorelle, devoti del santo di Padova: questo è un messaggio molto acuto, troppo avvincente, per lasciarcelo sfuggire, per non farne tesoro, per non applicarlo alla nostra realtà, ecclesiale e familiare, proprio in questo anno, che la nostra diocesi ha dedicato alla famiglia.

La Chiesa e la famiglia non sono unioni di uguali, ma “luoghi” di dialogo di diversi, nel rispetto delle sensibilità e delle specificità di ognuno. Non ci sono scismi o liti nella Chiesa, e separazioni nelle famiglie se vi è il riconoscimento della ricchezza che porta la diversità.

Nel vangelo abbiamo ascoltato Gesù che dà a Pietro il potere di ligare et solvere, di legare e di sciogliere, il cosiddetto potere delle chiavi, dopo che Pietro ha fatto la sua professione di fede.

A tutti noi Gesù dà questo potere, nella misura in cui lo riconosciamo Figlio di Dio. Il potere – chiamiamolo così – che hanno avuto Francesco e Antonio, derivava dalla loro fede autentica, incrollabile, solida.

Il potere di fare miracoli, certo, ma anche il potere di affascinare, ieri come oggi, coloro che cercano Dio, il potere di rendere credibile il mistero del Figlio di Dio.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, abbiamo ascoltato l’episodio della liberazione di Pietro dal carcere. Il primo potere che il Signore ci dà, e che ha dato a Pietro e a Paolo,  poi a Francesco e Antonio, è anzitutto la libertà. Ci scioglie dai lacci del nostro attaccamento al mondo, non per isolarci dal mondo, ma per renderci solleciti verso le esigenze del mondo.

Anche Paolo si scopre liberato quando sente che è giunta la sua ora. Quando sa che ha fatto quanto poteva per l’annuncio della salvezza, per la quale ha dato tutto se stesso.

Carissimi, vedo in queste personalità, così forti e diverse, i tratti essenziali della vita cristiana, di una vita cristiana veramente attraente. Vedo in queste figure lo stile che deve ispirare le nostre relazioni ecclesiali, amicali, coniugali, fraterne.

Saper dialogare non semplicemente in nome del bon ton, del fare le persone per bene, ma in ragione di una fede invitante che ci apre al mondo, che ci fa sentire ed essere contemporanei di Gesù, fratelli di tutti.

Non posso che invitarvi tutti a percorrere, stasera, le vie della nostra Città con questi sentimenti di fede. Per questo sono convinto che Pietro e Paolo, Francesco e Antonio, non sono esempi da tenere in museo,  ma uomini nuovi secondo il Vangelo.

E che il Vangelo non è impraticabile, ma una possibilità, una opportunità offerta a tutti, per cambiare il mondo.

Proprio questo Vangelo, vissuto in modo autentico nell’oggi, ci fa immergere nelle origini della fede e ci dona una carica nuova di vita,  un entusiasmo che può cambiare la storia.

Che il Signore ci liberi da ogni paura!