Fine vita: agghiacciante cinismo

Il Centro di bioetica dell’Università Cattolica sullo spot dell’associazione Luca Coscioni.

«Un letto d’ospedale vuoto e una scritta: ‘fatevi vivi’. È con questo agghiacciante cinismo, mascherato giornalisticamente da humor nero, che l’associazione Luca Coscioni ha lanciato una campagna pubblicitaria per reclutare pazienti terminali come testimonial a favore della legalizzazione dell’eutanasia». Così inizia la nota che il Centro di bioetica dell’Università Cattolica ha diffuso oggi in merito allo spot pubblicitario dell’associazione Luca Coscioni.

«Il salto di qualità, novità tragica, di questa campagna – si legge nella nota – consiste nella strumentalizzazione della sofferenza e della malattia delle persone reali, illuse di diventare protagoniste perché chiamate a pubblicizzare la loro morte».

Ad avviso del Centro di bioetica dell’Università cattolica, «i malati sono e devono essere protagonisti perché ciò che è in gioco, nella malattia e nell’assistenza, è più che la loro salute, sono loro stessi, la loro dignità inalienabile: per questo è ignobile confondere il diritto a rifiutare i trattamenti e alle cure palliative con l’eutanasia. È assurdo far credere che l’essere protagonisti possa avere a che fare con la morte. Speculando cinicamente sul bisogno di senso e cura che pervade un’esistenza segnata dal dolore e dalla sofferenza di una malattia terminale, si diffonde un messaggio del tutto fuorviante. ‘Fatevi vivi’ in realtà significa ‘venite che vi uccidiamo’».

La nota così si conclude: «Visto che lo spot pubblicitario si accompagna con il motto ‘Dal corpo del malato al cuore della politica’, viene facile domandarsi quali ne siano i veri fini. In un momento di crisi ‘radicale’ del welfare in Italia, mentre si vivono gravi sacrifici economici, la campagna pubblicitaria dell’associazione Luca Coscioni, ammantata nel suo liberismo individualistico, suona perfino come una tragica ricetta di politica economica».