Scuola

Educazione civica: torna l’insegnamento per diventare buoni cittadini

Attesa per oggi la firma del decreto ministeriale che dovrebbe evitare il rinvio dell'insegnamento all'anno prossimo. "Noi comunque inizieremo lo stesso perché una scuola viva e attiva non può che fare così", annuncia Virginia Kaladich, presidente della Fidae

Dopo una corsa contro il tempo, la Legge n. 92/2019, che introduce l’educazione civica come materia con voto autonomo in pagella, approvata definitivamente dai due rami del Parlamento e pubblicata il 21 agosto in Gazzetta Ufficiale, entrerà in vigore il prossimo 5 settembre (15 giorni dopo la sua pubblicazione), ad anno scolastico già iniziato.

Poiché il provvedimento stabilisce la decorrenza della norma a partire dal 1° settembre dell’anno successivo alla sua entrata in vigore, tutto sarebbe slittato all’anno 2010-2021, ma il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha nei giorni scorsi annunciato per oggi, 27 settembre, la firma di un decreto urgente che dovrebbe bypassare il rinvio consentendo l’insegnamento della materia già a partire dall’anno scolastico 2019-2020. Si tratterebbe di fissare l’entrata in vigore al primo giorno delle lezioni, ossia al 5 settembre, e non al 1°.

Tuttavia, fanno notare gli esperti, in mancanza di linee guida, che potrebbero essere pubblicate in corso d’anno, si rischia che la norma venga applicata in maniera disomogenea ed estemporanea sul territorio nazionale.

La nuova legge, composta di 12 articoli, introduce l’insegnamento trasversale dell’educazione civica nella scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado e prevede 33 ore annuali (un’ora a settimana) da ricavare nell’ambito dell’attuale monte ore obbligatorio.

L’insegnamento è impartito, anche in contitolarità, da docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado; da docenti abilitati nell’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche nella scuola secondaria di secondo grado.

L’educazione civica diventa materia a tutti gli effetti con un suo voto autonomo. Per ciascuna classe, inoltre, tra i docenti cui è affidato il “nuovo” insegnamento, è individuato un coordinatore.

L’art. 4 del testo di legge, inoltre, prevede che gli studenti debbano avvicinarsi ai contenuti della Carta costituzionale già a partire dalla scuola dell’infanzia; pertanto in questa scuola saranno avviate iniziative di sensibilizzazione al tema della cittadinanza responsabile.

I contenuti della lezione di educazione civica saranno anzitutto lo studio della Costituzione, delle istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; la storia della bandiera e dell’inno nazionale.

Ma anche i temi di sviluppo sostenibile adottati dall’Assemblea generale Onu; l’educazione alla cittadinanza digitale – per imparare ad interagire attraverso le tecnologie digitali; analizzare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di informazioni e contenuti; creare, gestire e proteggere la propria identità digitale -; elementi fondamentali di diritto.

E ancora: educazione e tutela ambientale e sviluppo eco-sostenibile e, naturalmente, educazione alla legalità. Esprime preoccupazione per la mancata emanazione delle linee guida Antonello Giannelli, presidente Anp (Associazione nazionale presidi), secondo il quale si potrebbe superare l’ostacolo “invitando” le scuole ad introdurre nei propri Piani di offerta formativa “qualche contenuto della nuova legge”.

Si dice invece soddisfatta Virginia Kaladich, presidente Fidae (Federazione istituti attività educative che riunisce scuole cattoliche primarie e secondarie), che individua nel provvedimento tre parole chiave:
conoscenza, trasversalità, interazione.

“E’ importante – spiega al Sir – introdurre nella scuola una formazione specifica che riporti ad una conoscenza indispensabile per promuovere una partecipazione consapevole alla vita civile, culturale, sociale e politica. E la scuola è il luogo legittimo per accompagnare gli alunni in questo cammino”.

Kaladich definisce inoltre “un’opportunità” la trasversalità di insegnamento prevista nel primo ciclo. “Un’opportunità che deve coinvolgere tutta l’équipe docente; tutti ci dobbiamo sentire partecipi, sia nella fase progettuale dei percorsi formativi, sia nella fase valutativa”. Serve insomma “un lavoro di squadra”.

La legge, inoltre, “indica anche un metodo: l’importanza di coinvolgere sia la famiglia sia il territorio”, quest’ultimo, secondo la presidente Fidae, “inteso in senso ampio: comunità civile e comunità ecclesiale” perché la formazione non può esaurirsi all’interno dell’aula, ma “ci chiede di essere propositivi e in dialogo con il territorio per promuovere una cittadinanza attiva e responsabile.

I fatti di questi giorni ci fanno capire come sia più che mai urgente formare i ragazzi perché sappiano leggere la realtà e siano in grado di agire”.
Quanto alle 33 ore previste, l’esperta auspica si tratti di “un’indicazione di massima per quantificare il monte ore. Un’eccessiva rigidezza confliggerebbe con la trasversalità”.

Per quanto riguarda i contenuti specifici dell’insegnamento – definiti da alcuni commentatori un guazzabuglio di argomenti – Kaladich parla di “accompagnamento ad un saper vivere civile a tutto tondo” che sintetizza in questa formula:
accompagnare i nostri ragazzi ad una cittadinanza attiva e responsabile offrendo loro strumenti di conoscenza, capacità critica e discernimento per l’azione”.

In attesa di sapere se l’insegnamento verrà avviato quest’anno, conclude: “Nel mio istituto abbiamo già deciso tra noi docenti che, anche se non dovesse partire, noi inizieremo lo stesso perché una scuola viva e attiva non può che fare così”.

Giovanna Pasqualin Traversa dal Sir