Don Domenico: «compattarsi e lavorare uniti»

Non si sottrae al confronto con la realtà il vescovo Pompili. Al contrario: il suo costante movimento verso le parrocchie, i genitori, i ragazzi, lo porta a toccare con mano la situazione, a cogliere le difficoltà in cui versano. Ma insieme si riesce a cogliere «anche il luccichio di una fiducia che permane».

Un seme di speranza che don Domenico non si stanca di curare, e che questa mattina si fa avanti dalle colonne de «Il Messaggero»: «Sicuramente l’impressione è che anche a Rieti tiri un atmosfera un po’ congelata, di chi non sa cosa augurarsi e dove andare» ha dichiarato al quotidiano. «La crisi continua ad esserci e le aspettative dei più non sono corrisposte. Quando neanche uno dei membri della famiglia ha un reddito sicuro si naviga inevitabilmente a vista. Ciò pone il problema di compattarsi e lavorare uniti. Da questo aspetto della crisi economica deve giungere a tutti, a tutte le forze sociali, il monito ad impegnarsi insieme. Tutte le forze del territorio devono convergere per vedere insieme cosa fare e, uniti, riuscire a produrre qualche idea migliore».

Una esortazione che non perde di vista quel «‘piccolo’ dell’unità tra maschio e femmina» che decide «del ‘grande’ della società» cui il vescovo si era rivolto nell’omelia domenicale a Greccio, e che è stata poi al centro di un suo intervento dagli studi della trasmissione «di Martedì» de La7. Il vescovo non parla di una famiglia da “Mulino Bianco”, del modello astratto di «quella di una volta», ma della «famiglia concreta» che è stata al centro del convegno di pochi giorni fa nel Salone Papale del Vescovado, e che sin dall’inizio è al cuore del suo interesse pastorale. «Si intuisce che questo rapporto familiare faticoso è anche qualcosa di solido rispetto a quello che abbiamo intorno, che vale la pena vivere» si legge ancora su «Il Messaggero». Di qui l’invito «a riscoprire una parola censurata, sacrificio, che consente di reggere la tensione tra la fatica e l’intuizione che all’interno della famiglia ci sia del buono».