Di Francisca, argento nel fioretto e medaglia d’oro in europeismo

Le immagini dell’atleta italiana presentatasi sul podio con la bandiera dell’Ue stanno facendo il giro del mondo tramite internet. Un messaggio chiaro, fiducioso, scevro da polemiche, che invita ad avvicinare popoli e Stati in nome di risultati positivi, misurabili e stimabili da tutti. Proprio come recita il motto olimpico: “Citius, altius, fortius”

“L’Europa esiste. È più unita di quel che pensiamo”: non è la sentenza di qualche noioso analista politico e neppure il “fervorino” del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. La frase – più che mai controcorrente – è stata pronunciata con orgoglio da Elisa Di Francisca, sorridente atleta italiana, argento del fioretto femminile alle Olimpiadi di Rio e medaglia d’oro per europeismo, nel momento in cui i detrattori dell’Ue vanno per la maggiore.
La Di Francisca si è presentata sul podio con una bandiera a dodici stelle su fondo blu – le sue foto hanno fatto il giro del web –, la quale rappresenta “l’unità nella diversità”, ovvero il motto e la colonna vertebrale dell’integrazione comunitaria.
Così, mentre gli euroscettici alzano la voce contro Bruxelles e inneggiano a nuovi muri e rispolverate autarchie, e i sostenitori del Brexit si fanno un baffo dell’Europa e dei suoi simboli, una giovane donna, la cui personalità è forgiata dalla disciplina di migliaia di ore di allenamenti e da un sano agonismo sportivo, dice semplicemente ciò che pensa: ricordando, commossa, i morti degli attentati di Parigi e Bruxelles, spiega che i terroristi “non possono vincere”, e questo proprio perché “l’Europa esiste” ed è “più unita di quel che pensiamo”.
L’“unione fa la forza”, si potrebbe chiosare. Tanto che l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha subito twittato:

“La bandiera dell’Europa, gli ideali della meglio gioventù. Brava due volte”.

E Nathalie Vandystadt, portavoce della Commissione per il settore dello sport, parla di “bel gesto” che rimarca il “ruolo positivo” dello sport per avvicinare popoli e culture dell’Europa e del mondo intero, incoraggiando dialogo e reciproco rispetto. Tutti valori, questi, che corrispondono alla parte bella dello sport, fatta di sacrifici, passione, tenacia, fiducia sulle proprie forze, misura dei propri limiti, confronto a viso aperto, rispetto dell’avversario, capacità di gioire dei successi propri e, all’occorrenza, anche di quelli altrui…
Le parole della Di Francisca trasmettono freschezza di visione, ribadita speranza nell’abbraccio tra popoli e nazioni. Vi si intravvedono tante altre iniziative – basterebbe citare l’Erasmus – volte non solo alla costruzione di un marchingegno istituzionale, quale è l’Unione europea, ma

intese a educare alla “casa comune” e a costruire un “demos” corrispondenti a un “sogno politico” e una “comunità di valori”, in cui i diritti di ciascuno siano tutelati e promossi tramite democrazia, rispetto delle differenze, produzione di risultati concreti a beneficio dei cittadini, delle famiglie, delle imprese, della società civile…

In tal senso la bandiera blu con le stelle (uno dei simboli dell’Unione, assieme all’Inno alla gioia e al motto prima ricordato) sventolata dall’atleta italiana risuona, forse inconsapevolmente, anche come vigoroso richiamo alla stessa Ue, alle sue istituzioni, ai leader politici nazionali, perché si rimbocchino le maniche, come fanno gli sportivi, per raggiungere – insieme – mete più elevate.
“Citius, altius, fortius” (più veloce, più in alto, più forte), recita il motto olimpico. Che potrebbe essere preso a prestito, a Giochi terminati, dalla stessa Unione europea. Perché i simboli hanno il loro valore, specie se presi sul serio.