Televisione

Debre Libanos, su Tv2000 le foto della strage

Il telegiornale dell’emittente della Cei svela sei nuovi scatti del massacro dei cristiani in Etiopia nel 1937 Il servizio di Carvigiani dopo il doc del 2016

La fotografia come custode della memoria, come testimonianza della storia, come “arma” per non dimenticare, per conoscere, per capire. Una foto può illuminare una visione, può cambiare l’interpretazione di un fatto. Ed eccole le foto, sei nuove foto assolutamente inedite, che documentano la strage di Debre Libanos, in Etopia, il più grande massacro di religiosi e fedeli cristiani avvenuto in Africa. I fatti: tra il 21 e il 29 maggio del 1937, monaci, preti e pellegrini ortodossi, radunati nel monastero di Debre Libanos per la festa dell’Arcangelo Mikael e di San Tekle Haymanot, vengono trucidati dalle truppe fasciste, comandate dal generale Pietro Maletti, dietro un preciso ordine del Viceré Rodolfo Graziani come ritorsione per l’attentato subìto a febbraio e nel quale il Viceré riteneva i monaci collusi. «Una carneficina ingiustificabile ». Tv2000, in un servizio andato in onda giovedì sera nel corso del Tg2000, realizzato da Antonello Carvigiani, mostra in esclusiva queste nuove foto che confermano e mostrano con evidente chiarezza quello che è successo. Sono foto scattate da Virgilio Cozzani, tenente di complemento del 45esimo battaglione musulmano incaricato di eseguire le fucilazioni. Foto corredate da precise didascalie sul retro. I primi tre scatti sono del giorno prima della strage: si vedono il monastero, i reparti italiani sul pianoro di Debre Libanos, i monaci in attesa di essere fucilati. A mostrare questi documenti visivi è un appassionato di fotografia e storia, l’avvocato Luigi Panella: «In una immagine si vede il plotone di esecuzione proprio a Shunkurtì il 21 maggio del 1937 – spiega –. Ci sono gli ascari che sparano verso delle macchie bianche sullo sfondo, i monaci che vengono fucilati. Cozzani annota dietro a questa fotografia del plotone di esecuzione all’opera: Shunkurtì, 21 maggio 1937 “261, ciao neh”». «Irridendoli – nota Carvigiani – il tenente dà anche il numero dei monaci fucilati, 261, un dato poco diverso da quello riportato dal generale Maletti nei rapporti ufficiali: 297». Un altro scatto mostra i «colpi di grazia che vengono dati ad alcuni monaci a terra», mentre in un’altra foto si vedono i corpi a terra dei monaci fucilati e alcuni ufficiali italiani. Una delle immagini più dure.

Dopo la diffusione delle foto e la ricostruzione fatta da Tv2000 molti comuni hanno annunciato la revoca dell’intitolazione di vie dedicate al generale Maletti. Le foto adesso verranno pubblicate in un libro sul 45° battaglione coloniale (1936–1938) di Gabriele Zorzetto: «Costituito durante la campagna etiopica, aveva dato buona prova di sé. Aveva un comandante che era stato scelto un anno e mezzo prima dallo stesso Graziani e fatto non trascurabile era interamente composto da elementi musulmani». Queste foto si aggiungono all’accurata ricostruzione storica, basata su testimonianze e documenti inediti, mostrati nel maggio del 2016 da Tv2000 in un docu–film dal titolo Debre Libanos, sempre curato da Antonello Carvigiani per gli 80 anni della conquista italiana dell’Etiopia. Lo scorso febbraio il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, in occasione della presentazione del libro di Paolo Borruso (Laterza e Comunità di Sant’Egidio) sulla strage di Debre Libanos aveva chiesto «scusa ai fratelli dell’Etiopia per la mancanza di rispetto che si ebbe per i loro padri». E il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, aveva annunciato di aver dato «mandato di organizzare un viaggio in Etiopia entro quest’anno, immaginare un momento per rendere omaggio a Debre Libanos alle oltre 2000 vittime, per chiedere scusa e far risuonare l’invito di riconciliazione lanciato dall’imperatore Haile Selassie al termine della guerra e tradurlo in un atto simbolico ma ricco di significato». Ora questi scatti. Altri fari che accendono la storia.

da avvenire.it