Con il cuore a Parigi per salvare il pianeta

L’arrivo dei 150 Capi di Stato e di governo per la Conferenza internazionale sul clima fa ripiombare la città in uno stato di assedio. La speranza è che attorno ai leader politici e ai loro esperti cali quel silenzio operoso, così necessario per rispondere con responsabilità alle sfide di questo tempo e alle attese di un futuro sostenibile per le generazioni che verranno. I nostri figli e i nostri nipoti, di qualunque colore, nazione, razza e religione

La tensione a Parigi è altissima. L’arrivo dei 150 Capi di Stato e di governo per la Conferenza internazionale sul clima fa ripiombare la città in uno stato di assedio. Sono passati pochi giorni dal terribile attacco terroristico del 13 novembre. Da allora la capitale francese è in lutto e sotto il presidio continuo di militari in tuta mimetica e kalashnikov in spalla.

In questo “clima” arrivano leader politici ed esperti da 190 Paesi del mondo. Dal 30 novembre all’11 dicembre hanno 15 giorni di tempo per mettere a punto un programma audace in grado di “salvare il pianeta” e di contenere l’aumento climatico che minaccia le nostre società e le nostre economie. La sfida è altissima. Dalla Cop21 ci si attende un accordo universale e valido che disegni un quadro di transizione possibile da qui al 2050, verso società ed economie decarbonizzate. La sfida più alta è quella di contenere l’aumento di temperatura al di sotto dei 2°C. La minaccia del Co2 è invisibile, ma molto reale. Si traduce in temperature globali più alte ed eventi meteorologici estremi più numerosi e dannosi. Ondate di calore e inondazioni, scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello del mare, aumento dell’acidità degli oceani, desertificazione.

A pagarne il prezzo più alto sono le popolazioni più vulnerabili. Secondo un recentissimo rapporto della Banca Mondiale, le conseguenze dei cambiamenti climatici potrebbero portare alla povertà oltre 100 milioni di persone nel mondo entro il 2030. Di tutto questo sono particolarmente preoccupati diversi settori della società civile: le Chiese e le religioni del mondo, associazioni ed ong ambientaliste. Un coro unanime si è levato ieri con manifestazioni e Marce per il Clima in tutto il mondo. Un totale di 150 cortei – da Roma a Londra – per chiedere a gran voce, ai leader politici della Terra, di avere il coraggio di invertire la rotta.

A Parigi i militanti sono arrivati a piedi o in bicicletta percorrendo migliaia di chilometri. Hanno pregato in questi giorni di vigilia nelle diverse tradizioni religiose. Hanno consegnato petizioni ai rappresentanti dell’Onu. Hanno sfilato in maniera creativa e ordinata. Non saranno certo gruppi dell’estrema sinistra a rovinare queste giornate parigine così importanti e cruciali per la storia dell’umanità. Non saranno i lacrimogeni a distogliere l’attenzione dai lavori del Cop21. Parigi sarà di nuovo sotto i riflettori della comunità umana. La speranza è che attorno ai leader politici e ai loro esperti cali quel silenzio operoso, così necessario per rispondere con responsabilità alle sfide di questo tempo e alle attese di un futuro sostenibile per le generazioni che verranno. I nostri figli e i nostri nipoti, di qualunque colore, nazione, razza e religione.