Coldiretti: il ritorno alla terra è la vera rivoluzione

Il presidente Sergio Marini all’assemblea nazionale ha ribadito le linee guida dell’organizzazione: dal potenziamento dell’export agroalimentare alla conferma del primato italiano nella qualità, differenziazione e sicurezza alimentare. Il settore cresce nonostante la crisi generale e soprattutto ha ripreso ad attirare forze giovani. Confermato il “no” agli Ogm.

Mentre non si vede ancora “la luce in fondo al tunnel” per l’economia italiana e qualcuno parla di situazione “al tracollo”, ecco che dal settore agricolo giunge qualche buona notizia. Il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nella sua relazione all’assemblea generale svolta a Roma oggi (4 luglio), presenti 18mila imprenditori di ogni parte d’Italia, ha detto che “l’agricoltura è l’unico settore che dimostra segni di vitalità economica, con una variazione tendenziale del Pil dello 0,1% e un aumento degli occupati dipendenti dello 0,7%”. In particolare, ha sottolineato con orgoglio, “i giovani assunti in agricoltura sono aumentati del 9% e dal ricambio generazionale nel settore è possibile l’inserimento di 200mila giovani nelle campagne”. Con il Palalottomatica dell’Eur gremito e oltre 3mila coltivatori che hanno dovuto accontentarsi di seguire i lavori sul piazzale esterno tramite i maxi-schermi, Marini ha introdotto alcuni dei temi forti sui quali la Coldiretti è impegnata. Intanto il potenziamento dell’export dell’agroalimentare italiano (34 miliardi), meritandosi il plauso del ministro allo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che lo ha definito “il settore che funziona meglio”. Poi il primato italiano nella qualità, differenziazione e sicurezza alimentare. “Abbiamo la leadership in Europa con 249 prodotti tipici a denominazione di origine riconosciuta (Dop)”.

Un patrimonio da difendere.

Voci di sostegno e incoraggiamento sono venute da più fronti. Nel suo messaggio,Papa Francesco ha rivolto parole beneauguranti, sottolineando come “la promozione economica e il vero sviluppo del mondo rurale debbano essere ispirati ai grandi valori spirituali e morali del Vangelo”. Il presidente Giorgio Napolitano ha ricordato che, “pur risentendo della situazione di grave difficoltà che attraversa l’economia del Paese, il mondo dell’agricoltura testimonia, con la sua passione e il suo impegno realizzativo, capacità di ripresa”. La ministra dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, si è detta d’accordo con il presidente Coldiretti nel rifiuto degli Ogm, “non per un motivo ideologico, ma perché guardo al mercato: noi siamo conosciuti in tutto il mondo per qualità, tipicità e biodiversità. Facciamo eccellenza, ma se utilizzassimo gli Ogm che differenza ci sarebbe tra il pomodoro cinese e quello italiano?”. Cresce così la consapevolezza che i prodotti tipici italiani vadano tutelati. Marini ha denunciato che negli ultimi anni sono finiti in mani straniere marchi importanti per oltre 10 miliardi. Ha citato tra gli altri Parmalat, Gancia, Fiorucci, Eridania, Boschetti, DelVerde, Bertolli, Orzobimbo, Galbani, Carapelli, Sasso, Peroni, Invernizzi, Sanpellegrino, Stock, Antica Gelateria del Corso, Buitoni e altre. “Un patrimonio molto grande rimane ancora e dobbiamo difenderlo”, ha detto.

Ritorno alla terra, vera “rivoluzione culturale”.

Per fortuna si profila una nuova tendenza di “ritorno alla terra”. Infatti, ha detto il presidente, “oggi si registra un profondo cambiamento rispetto al passato quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città. Il contatto con la natura e i suoi prodotti è diventato premiante rispetto all’impegno negli strumenti finanziari di un istituto di credito o nei prodotti fortemente pubblicizzati di una grande multinazionale”. Secondo Marini, così, siamo di fronte a una “vera rivoluzione culturale, con il 38% dei giovani che preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (28%) o fare l’impiegato in banca (26%)”. Alcuni dati sono estremamente indicativi al riguardo: c’è, ad esempio, il boom del 29% delle iscrizioni negli istituti professionali agricoli e del 13% negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria”. I giovani “fiutano” che il lavoro in agricoltura c’è, ed è anche di buona, se non ottima qualità.

Chi ha fatto “il salto” verso la campagna.

Si spiegano così i numerosi casi, alcuni veramente sorprendenti, di abbandono di attività pur molto belle e gratificanti, per avviare imprese agro-alimentari. In mostra a Roma la Coldiretti ne ha portate alcune, da Nord a Sud, passando per il Centro Italia. Inoltre si registra una discreta domanda di lavoratori per figure professionali tradizionali. Dalla Coldiretti, dunque, un messaggio positivo per i giovani: non disperarsi, guardarsi attorno, magari il lavoro che fa per voi è lì, dietro l’angolo, anzi… dietro la siepe!