Col cuore tutti a Parigi. Mano nella mano: Avanti Europa!

Cammineranno tutti insieme, lungo i boulevard di Parigi, per testimoniare unità e determinazione nel contrastare il terrorismo e ogni forma di violenza che minaccia i valori europei della libertà, della solidarietà, della pace. Numerosi leader hanno infatti risposto all’iniziativa del Presidente della Repubblica francese, François Hollande, che ha indetto una grande marcia per domenica 11 gennaio, rivolgendosi direttamente al “popolo”: “Voglio fare appello a tutti i francesi per dimostrare con la marcia di domenica i valori della democrazia e del pluralismo, e tutti i princìpi che l’Europa rappresenta”.
Con senso di responsabilità, e con spirito solidale, hanno assicurato la loro presenza la tedesca Angela Merkel, il britannico David Cameron, l’italiano Matteo Renzi, lo spagnolo Mariano Rajoy. Saranno presenti i tre responsabili delle istituzioni Ue: Donald Tusk (Consiglio europeo), Martin Schulz (Europarlamento), Jean-Claude Juncker (Commissione). E in queste ore l’elenco delle adesioni si sta allungando.
Dopo la ferocia terroristica – che, è chiaro a tutti, non può avere una radice religiosa – potremmo assistere a un evento di immenso valore simbolico, così come avvenne il 22 settembre 1984, a Verdun, quando il Presidente francese François Mitterrand e il cancelliere tedesco Helmut Kohl, si diedero la mano durante una cerimonia a ricordo della prima guerra mondiale, quasi a indicare la raggiunta e definitiva riconciliazione tra le loro due nazioni, e il valore assoluto della pace per l’Europa e il mondo intero.
A Parigi, fra l’altro, i capi di Stato e di governo europei marceranno uniti. Anche questo è un valore paradigmatico. Colpita al cuore da forze cieche, violente, disgregatrici, l’Europa si rimette in marcia, assegnandosi grandi obiettivi comuni: in questo caso la sicurezza dei cittadini. Una “linea” che la stessa Europa potrebbe, anzi dovrebbe, interpretare per tutte le altre sfide che bussano alla sua porta, relative all’economia, allo sviluppo sociale, alle migrazioni, al dialogo interculturale, alla difesa dell’ambiente, solo per fare qualche esempio. Ed è altrettanto ovvio che, in tale contesto, il ruolo delle fedi e delle comunità religiose è più che mai essenziale.
Si potrebbe peraltro osservare che non avremmo dovuto attendere lo choc terroristico per marciare insieme, mano nella mano; eppure si è ancora in tempo per definire una missione comune per l’Europa e per gli europei, e il banco di prova della sicurezza dei propri cittadini è emblematico.
Un’ulteriore sottolineatura riguarda il fatto che tali sfide comuni hanno una portata globale, così come non può sfuggire a nessuno che violenza, terrorismo, sopraffazioni, discriminazioni colpiscono ben oltre i confini nazionali e continentali: quanto accade in questi stessi giorni in Nigeria ne è la conferma triste e lampante.
La marcia di Parigi diviene, così, la marcia di tutti coloro che credono nel rispetto della vita, nei valori fondamentali della democrazia e della pace. E che si ritrovano appieno nell’insegnamento senza tempo di don Lorenzo Milani (da ”Lettera ad una professoressa”): “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica”.