«Civiltà Cattolica» su Napolitano: “Un’eredità da trasformare in responsabilità”

“Un’eredità da trasformare in responsabilità”. Questo, secondo padre Francesco Occhetta, scrittore de “La Civiltà cattolica”, è ciò che Giorgio Napolitano consegna alla cultura politica italiana, oltre a una “nuova prassi di presidenza della Repubblica, di cui le riforme devono tener conto”. Napolitano, sottolinea Occhetta nella sua analisi sul numero in uscita del quindicinale dei gesuiti, “è stato il primo presidente eletto per due mandati nella storia della Repubblica italiana”, e i suoi quasi nove anni possono essere paragonati a “un prisma dalle molte sfaccettature”. La debolezza dei partiti e l’alternarsi di leader diversi in questi ultimi anni “hanno costretto la figura del presidente della Repubblica a occupare spazi per garantire al Paese un timoniere qualificato ad intra e un garante autorevole ad extra”. In Napolitano convivono “riformismo sociale della corrente comunista migliorista” e tradizione liberale, attenta ai diritti e alle libertà individuali della tradizione americana”. Verso la fine del 2011 “prende in mano le redini dello Stato” e “modella de facto, sul potere del suo scettro, una monarchia costituzionale temperata” risolvendo in otto giorni una crisi politica senza sciogliere le Camere e affidando a Mario Monti l’incarico di formare un governo “tecnico” cha farà insediare “a tempo di record”. Da “garante”, annota Occhetta, diventa insomma “governante”.

Negli ultimi, si legge ancora nel saggio di Occhetta, il Quirinale “è diventato un luogo di supplenza della classe politica: la società civile e le organizzazioni strutturate” hanno considerato il presidente “come il più affidabile interlocutore presso il Governo e il Parlamento”. Nel suo rapporto con i papi e con la fede “si è rivelato un laico rispettoso e un interlocutore credibile nei confronti della Chiesa”, spingendo il suo rapporto personale con i due ultimi pontefici “oltre il protocollo diplomatico”. Netta la sua condanna alla contestazione di Benedetto XVI all’Università “La Sapienza”; commosso il commento alle dimissioni del pontefice. Nella sua visita al Quirinale, Papa Francesco gli ricorda la natura della missione che essi condividono: “governare realtà complesse nel continuo tentativo di unire”. Occhetta rammenta l’incontro “privato e riservatissimo” voluto lo scorso 22 novembre dal presidente con Francesco prima di congedarsi. Due le eredità lasciate all’Italia. Anzitutto il suo “impegno europeistico”, missione che Occhetta definisce “compiuta” trasformando la presidenza della Repubblica “nella più credibile istituzione europea del nostro Paese”. Sul piano delle riforme, invece, Napolitano “esce sconfitto” per il prevalere di “contrapposizioni, calcoli di convenienza e lentezze”, come ebbe a osservare il 20 aprile 2013. “Il testimone – conclude Occhetta – ora passa a Sergio Mattarella”.