Ha preso le mosse da quanto detto nell’omelia in occasione dei funerali delle vittime del 24 agosto l’intervento del vescovo Domenico nella trasmissione «In ½ ora», condotta da Lucia Annunziata su Rai Tre. Parole che i terremoti successivi sembrano rendere ancora più profonde, e che riportano in primo piano la domanda sul rapporto tra la fede e il dolore.
Temi ai quali il vescovo Domenico ha risposto riprendendo il ragionamento fatto nella sua recente lettera pastorale. Alla domanda «dov’è Dio» ha detto mons. Pompili, «tendo a non dire nulla. La domanda è anche la mia. E credo che sia anche importante lasciare spazio al dolore. Per questo rimango in silenzio. È legittimo pensare: fino a quando?».
Ma il punto, secondo il vescovo, è un altro: «occorre rifiutare il teorema della retribuzione: come se il male ce lo fossimo meritati» La domanda è nell’immaginario di ciascuno di noi, ma «occorre guardarsi da questa facile identificazione» tra male e colpa perché rimanda a «una immagine di Dio infantile, che lascia il cielo desolatamente vuoto». Il richiamo è invece alla figura di Giobbe, che «esprime bene il dramma dell’uomo posto di fronte alla domanda del dolore».
Ma perché si cerca Dio come responsabile? Per anni si è rimasti indifferenti a Dio…. Non è più stato considerato, ora come mai ci si chiede: dov’è Dio? Ma se lo avete eliminato dalla vita, dallo stile di vita, dalle regole morali…. Ognuno si è fatto dio di sé stesso. Ognuno basta a sé stesso…. Ora con quale diritto li chiamate in ballo??