Agostino: un genio e un santo

Sant’Agostino «è un formidabile testimone della contemporaneità di Cristo ad ogni uomo e della profonda convenienza della fede alla vita».

Così lo definisce il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, intervistato daL Sir, alla vigilia della celebrazione nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, Tomba di Sant’Agostino, domani, 28 agosto (ore 18.30), memoria liturgica del Santo. Sant’Agostino è sepolto a Pavia dal sec. VIII: riposa nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, ai piedi dell’Arca marmorea fatta erigere nel sec. XIV dal priore agostiniano Bonifacio Bottigella, poi vescovo di Lodi. L’Arca di Sant’Agostino, così detta in omaggio al santo, reca incisa la data 1362 in caratteri gotici e festeggerebbe così quest’anno il suo seicentocinquantesimo anno dalla costruzione. Domani 28 agosto davanti alla sua tomba celebreranno l’Eucarestia alle ore 9 il vescovo di Pavia mons. Giovanni Giudici, alle ore 11 il Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino padre Robert F. Prevost, alle ore 18.30 il Cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano.

Siamo a pochi mesi dal XVII centenario dell’Editto di Milano: cosa Ambrogio e Agostino possono ancora dire a questo proposito?

Ambrogio ed Agostino vissero i decenni travagliati del passaggio tra l’antico, rappresentato dall’impero romano ormai estenuato ed avviato verso il suo inesorabile declino, e il nuovo che si annunciava all’orizzonte, ma di cui non si vedevano ancora nitidamente i contorni. Furono immersi in una società per molti aspetti simile alla nostra, scossa da continui e radicali cambiamenti, sotto la pressione dei popoli stranieri e stretta dalla morsa della depressione economica dovuta alle guerre e alle carestie. In queste condizioni, pur nella profonda diversità di storia e temperamenti, Ambrogio ed Agostino furono annunciatori indomabili dell’avvenimento di Cristo ad ogni uomo, nell’umile certezza che la proposta cristiana, se liberamente assunta, è risorsa preziosa per la costruzione del bene comune. Essi furono strenui difensori della verità, incuranti dei rischi e delle difficoltà che questo comporta, nella consapevolezza che la fede non mortifica la ragione, ma la compie; e che la morale cristiana perfeziona quella naturale, senza contraddirla, e ne favorisce la pratica. Prendendo a prestito espressioni del dibattito contemporaneo, potremmo definirli come due paladini della dimensione pubblica della fede e di un sano concetto di laicità.

In cosa consiste la perenne attualità del pensiero e della vicenda umana di Sant’Agostino?

Agostino è un formidabile testimone della contemporaneità di Cristo ad ogni uomo e della profonda convenienza della fede alla vita. È l’inquietum cor di cui egli stesso ci parla nell’incipit delle Confessioni. La sua instancabile ricerca, che ha affascinato gli uomini di tutti i tempi, è particolarmente preziosa per noi oggi, immersi (e spesso sommersi) nel travaglio di questo inizio del terzo millennio. Una ricerca che non si ferma alla, sia pur sterminata, dimensione orizzontale; ma si inoltra in quella verticale.

Chi è per lei Sant’Agostino?

Un genio dell’umanità e un grande santo, cioè un uomo pienamente riuscito. Mi ha impressionato, in proposito, un’affermazione di Maritain che cito ripetutamente ai giovani, spesso così ossessionati dal problema del successo e della autorealizzazione: «Non c’è personalità veramente perfetta che nei santi. Ma come? I santi si sono forse proposti di sviluppare la propria personalità? No. L’hanno trovata senza cercarla, perché non cercavano questa, ma Dio solo» (J. Maritain).


 

Scheda – L’Ordine di Sant’Agostino

L’Ordine di Sant’Agostino ha come padre spirituale il santo vescovo di Ippona Agostino (354 – 430) ed è stato fondato nel 1244 per vivere e promuovere lo spirito di comunità così come era vissuto dalle prime comunità cristiane (cf. Atti degli Apostoli 4,32-35). L’Ordine Agostiniano è costituito da persone, uomini e donne, che seguono l’insegnamento della Regola che professano: “vivere insieme in armonia, con un’anima sola ed un cuore solo protesi verso Dio”.